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Cosa vedere a Chieti e Pescara e dintorni

Itinerario tra la Costa dei Trabocchi e il Parco Nazionale della Maiella tra borghi, tradizioni e buon cibo

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castello roccascalegna abruzzo

Un affascinante itinerario tra mare (lungo la Costa dei Trabocchi) e montagna (il Parco Nazionale della Maiella) alla scoperta di borghi abruzzesi ricchi di storia, bellezze naturalistiche e peculiarità enogastronomiche.

Chieti e Pescara, quanto i paesini nei dintorni, regalano un Abruzzo di nicchia fortemente legato al territorio e alle proprie tradizioni ma, al contempo, aperto ai viaggiatori più curiosi.

 Il Borgo di Città Sant’Angelo

 La prima tappa del nostro tour tra le cose da vedere tra Chieti e Pescara è stata Città Sant’Angelo. Questo delizioso paesino in provincia di Pescara deve il suo nome al culto micaelico portato nel Belpaese dai Longobardi (che identificavano l’angelo con la spada con l’Odino germanico).

La linea Sacra Micaelica (o di San Michele), una linea retta che collega 7 luoghi iconici dall’Irlanda a Israele in perfetto allineamento col tramonto il giorno del solstizio d’estate, toccherebbe:

Nel novero dei Borghi più belli d’Italia, insignito del titolo di “Città dell’Olio” e “Città del Vino”, Città Sant’Angelo è stato addirittura inserito da Forbes, nel 2018, nella top 10 mondiale dei “World’s best places to retire”!

Il corso principale, da cui si diramano le tipiche rue, è idealmente delimitato dalla Collegiata di San Michele Arcangelo da una parte e dalla Chiesa di Sant’Agostino  dall’altra.

Monumento simbolo del borgo, la Collegiata ha delle peculiarità che la rendono preziosa nel panorama abruzzese.

Edificata nel ’200 sui resti della chiesa originaria, distrutta col resto del borgo per volere di Federico II per vendicare l’alleanza col Papa, la Collegiata presenta due navate, una dedicata a San Michele e l’altra a San Giovanni.

Ad arricchire il complesso, una serie di statue (lignee e in terracotta), un sarcofago quattrocentesco, un coro ligneo, affreschi del Maestro di Offida e tele di probabile matrice seicentesca. è opinione diffusa che il pregevole porticato laterale, interrotto dal meraviglioso portale d’ingresso, abbia occupato la primitiva terza navata.

Il portale ogivale, su cui è incastonata una statua di San Michele tra gli angeli dell’Apocalisse, si apre dunque sul fianco della chiesa, esattamente a metà.

La torre campanaria, che si staglia accanto alla Collegiata per 47 metri, è dotata di due iscrizioni, una risalente alla sua costruzione e una ai lavori di rifacimento dopo il crollo dovuto al terremoto del 1706.

A metà Corso Vittorio Emanuele, come raccordo tra le due chiese poste agli estremi, svetta la Chiesa di San Francesco. Parte del complesso conventuale gestito dai Padri Basiliani, questa chiesa vanta un bellissimo pavimento mosaicato e il Portale delle Meraviglie.

Parliamo dell’unico portale trecentesco colorato esistente, opera di Raimondo di Poggio (lo stesso autore del portale della Collegiata).

La tappa golosa a Città Sant’Angelo

La Casa del Gelso

Il lungimirante restauro di una delle case coloniche abitate dai mezzadri impiegati nell’azienda agraria ha valorizzato questa deliziosa country house.

Casa del gelso

Casa del gelso

Il nome deriva dai rigogliosi alberi di gelso alla cui ombra è possibile riposare, godendo dello splendido panorama su Città Sant’Angelo oppure consumare uno sfizioso aperitivo come abbiamo fatto noi, a base di formaggio fritto, olive ripiene e fiori di zucca fritti.

Il giardino di Casa del gelso

Il giardino di Casa del gelso

Vanto del menù della Casa del Gelso è l’utilizzo di eccellenti materie prime a km 0. Ci sono state servite le tipiche pallotte “cace e ove”, del prosciutto di Torano accompagnato dai carciofi dell’orto, una chitarra con ragù di agnello e, per concludere, frutta di stagione.

Il pranzo alla Casa del Gelso

Il pranzo alla Casa del Gelso

Al piano superiore vi sono anche cinque stanze finemente arredate con vista sulle colline circostanti.

Tenuta Coppa Zuccari

All’interno di questo antico opificio (vi si allevavano bachi da seta – come testimonia la presenza di gelsi secolari) è stato attuato un attento recupero architettonico che ha saputo valorizzare, tra gli altri, tre ambienti che rievocano le redditizie attività di famiglia: la cantina, il frantoio e il granaio.

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Tenuta Coppa Zuccari

In questo borgo di campagna, aperto anche a eventi esclusivi, è possibile alloggiare in una delle sei camere finemente arredate e regalarsi dei momenti di vero relax in giardino. Nella tenuta abbiamo degustato per la prima volta la buonissima pizza doce. Questo dolce, che in passato era un must nei menù di nozze, consiste in dischi pan di spagna bagnati con caffè e liquore e farcito con crema pasticcera.

Torta Doce

Torta Doce

Dopo la tappa (anche godereccia) a Città Sant’Angelo, ci siamo concessi una passeggiata nel Parco della Maiella alla scoperta di un luogo speciale.

La Valle Giumentina e l’Ecomuseo del Paleolitico

Il Parco Nazionale della Maiella, uno dei tre d’Abruzzo (gli altri due sono il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) ingloba ben tre province: L’Aquila, Pescara e Chieti.

Oltre alla straordinaria estensione, presenta una biodiversità incredibile e peculiarità tali che gli sono valsi l’inserimento, nel 2021, tra i Geoparchi Mondiali dell’Unesco.

Alla base della Maiella, in località Abbateggio, dicevamo che si trova un sito più unico che raro. Un sito-chiave del Quaternario per gli straordinari ritrovamenti effettuati a partire dagli anni ’50.

Parliamo della Valle Giumentina, un’ampia area in cui insisteva un lago preistorico le cui sponde erano frequentate da preneandhertaliani e neandhertaliani.

Gli scavi archeologici hanno infatti riportato alla luce resti che confermerebbero attività di caccia e scheggiatura della pietra in tutta la zona.

Nel 2013 è stato dunque costruito a scopo didattico l’“Ecomuseo del Paleolitico“.

Villaggio Tholos - Ecomuseo del Paleolitico

Villaggio Tholos – Ecomuseo del Paleolitico

In questo complesso di capanne di pietre a secco che rievocano i “Tholos” – cugini dei nuraghi sardi o dei trulli pugliesi – i visitatori possono scoprire i fortunati esiti delle campagne di scavo (tutt’ora in corso), la densità di insediamento nel paleolitico nella Valle Giumentina, il rapporto tra uomo e ambiente fino al Medioevo.

Le montagne della Maiella sono disseminate di capanne di Tholos (oltre ad Abbateggio, se ne trovano anche a Roccamorice e a Lettomanoppello) lungamente utilizzate da pastori transumanti. Per informazioni su aperture e orari contattate il numero 348 494 5829.

Noi non lo abbiamo visto ma segnaliamo con piacere che, vicinissimo al sito oltre che ben segnalato, si trova l’Eremo di San Bartolomeo incastonato sotto a un tetto di roccia lungo 50 metri.

La sera, abbiamo cenato da Il Portone ad Abbateggio un agriturismo caratterizzato da un ambiente caldo ed accogliente e un menù molto tipico. Immancabili pallotte “cace e ove” e ottimi maltagliati di farro con asparagi, fave e piselli.

Il vino cotto di Roccamontepiano

Nel secondo giorno di tour ci siamo spostati nella provincia di Chieti alla scoperta del paesino di Roccamontepiano, famoso per la produzione del vino cotto.

L’incontro coi produttori, riuniti in una Associazione, ci ha confermato non solo il valore identitario rispetto al territorio di questo presidio slow food ma anche il suo carattere aggregativo e fortemente familiare.

Citato persino da Plauto, Columella e Plinio come elisir di lunga vita, il vino cotto viene prodotto -oggi come allora – senza sostanziali cambiamenti.

Quello di Roccamontepiano è prodotto con sole uve di Montepulciano d’Abruzzo. Ogni famiglia custodisce gelosamente la ricetta tramandata di generazione in generazione. La tradizione vuole che, alla nascita di un figlio, il mosto venga messo a maturare in una botte e che la degustazione avvenga solo nel giorno del suo matrimonio al termine del pranzo nuziale.

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La degustazione di vino cotto di Roccamontepiano

La visita all’interno della cantina  è stata solo la ciliegina sulla torta di un bellissimo viaggio nei sapori e nella tradizione abruzzese.

A Casoli un viaggio nella storia

Ci siamo quindi spostati a Casoli, un borgo abbarbicato su un colle nella valle dell’Aventino da cui lo sguardo spazia sulla Maiella e il magnifico bacino artificiale del lago Sant’Angelo.

Piazza della memoria in ricordo del Campo di Casoli

Piazza della memoria in ricordo del Campo di Casoli

Il grappolo di case tutto attorno al Castello Ducale, dominato da una torre di avvistamento del IX secolo, rappresenta il nucleo più antico del borgo. Il Castello, oggi Monumento Nazionale, ha tutte le caratteristiche del palazzo nobiliare. In qualche occasione ha ospitato anche D’Annunzio, come testimonia una stanza che porta il suo nome. Nella Stanza del Silenzio, invece, è allestita una mostra permanente dedicata ai protagonisti del Cenacolo Abruzzese.

Il Cenacolo Abruzzese era un circolo di intellettuali insediato nel convento di Francavilla a Mare per iniziativa di Francesco Paolo Michetti. L’amicizia con un giovane D’Annunzio e le frequentazioni di numerosi uomini e donne di cultura ne decretarono il successo. Il Vate vi scrisse Il Piacere, gran parte de Il Successo e de Il trionfo della Morte.

Molto emozionante la scoperta, in Piazza della Memoria, di una targa in memoria dei 218 internati (108 ebrei stranieri e 110 detenuti politici di origine slava) rinchiusi nel campo casolano durante la seconda Guerra Mondiale. Nove degli ebrei furono deportati ad Auschwitz e barbaramente sterminati. L’adiacente galleria di foto, con le storie di ciascuno, è davvero commovente.

Roccascalegna e il fantasma nel castello

Altra cosa da vedere, sempre in provincia di Chieti, è l’imponente Castello medievale di Roccascalegna.

Il profilo di questa fortezza si staglia su uno sperone roccioso a strapiombo sulla valle del Rio Secco (affluente dell’Aventino).

L’ardita architettura, che ampliò una torretta di guardia di origine longobarda, fu pensata per controllare l’area circostante e contenere eventuali attacchi nemici che potevano giungere sia dal mare che dalla montagna.

Non mancarono interventi di ampliamento nell’avvicendamento di signorie e baronie (Annecchino, Carafa e Corvi per citare solo le principali). Nel 1985, dopo anni di oblio, il Castello è diventato di proprietà del comune che lo ha sottoposto a un restauro completo.

Epigrafe al Poeta Ignoto al Castello di Roccascalegna

Epigrafe al Poeta Ignoto al Castello di Roccascalegna

Il nome di Roccascalegna ricorre spesso nelle leggende popolari per l’impronta insanguinata di Corvo de Corvis che nulla riesce a cancellare. Impronta lasciata dal barone ferito a morte da una sposa novella (o il di lei marito travestito da donna) determinata a non subire l’onta dello Ius Primae noctis che Corvo aveva voluto ripristinare nel suo feudo.

Nelle notti di tempesta pare che sia udibile distintamente un roco gracchiare di corvi che accompagnerebbe il vagare senza pace dell’anima perduta del malvagio barone.

Prezzo: 4€ prenotazione sul sito ufficiale. Orari: aperto tutti i giorni dal 1 aprile. Per informazioni, contattate il 335 8767589.

Dopo la visita al Castello di Roccascalegna, ci siamo diretti verso la “Costa dei Trabocchi”, un tratto del litorale abruzzese, che si sviluppa principalmente lungo la provincia di Chieti.

Durante il viaggio, abbiamo fatto una tappa golosa a Lanciano, all’Agriturismo Caniloro, per degustare la “cucina popolare frentana”. Il progetto a cui l’agriturismo ha aderito, infatti, ha come scopo quello di valorizzare e salvaguardare le antiche ricette della popolazione sannita insediatasi in quest’area e caratterizzata da un’economia agropastorale.

Il pranzo all'Agriturismo Caniloro

Il pranzo all’Agriturismo Caniloro

Abbiamo quindi scoperto la pizza “Scima” (focaccia senza lievito, molto bassa e croccante), la caciotta e il salsicciotto frentani. Non sono mancati però le tipiche pallotte “cac’ e ove”, il formaggio fritto e “lu ciabotte” (misto di verdure).

Squisiti coniglio e pollo cucinati sotto al coppo. Tradizione vuole che le carni, cotte lentamente e a temperatura costante sotto questo coperchio in ferro, posizionato come da tradizione in un camino vicino la brace, siano straordinariamente morbide e saporite.

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Il “coppo” utilizzato nella cucina frentana

La Costa dei Trabocchi

Avevamo già avuto modo di scoprire quanto possano essere poetici questi giganti protesi sul mare. Prima in Puglia lungo il litorale garganico (dove si chiamano trabucchi) e poi a Termoli (Molise). Ma l’emozione resta intatta ogni volta, soprattutto quando la visita di queste insolite macchine da pesca su palafitta racconta vite fatte di sale, tra mare e sudore.

Leggete Dove mangiare in Gargano sui trabucchi

Ma non solo noi subiamo il fascino dei trabocchi! Tra le vittime illustri, ricordiamo D’Annunzio che, nel definirli “ragni colossali”, li scelse come ambientazione per il suo capolavoro il Trionfo della morte. Nello specifico, parliamo del trabocco Turchino che il poeta ha avuto modo di ammirare durante il suo soggiorno in località Portelle.

Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale. La grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati di assi e di gomene che biancheggiava singolarmente simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano. Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesta su la scogliera…forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine. Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili. La lunga lotta contro la furia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva di vivere di una vita propria, aveva un’aria e un’effige di corpo animato. Gabriele D’Annunzio

Trabocco Punta Tufano

Trabocco Punta Tufano

Per viverne appieno la magia, consigliamo di scegliere un trabocco che regali ai viaggiatori anche una singolare esperienza culinaria. Uno di questi è Trabocco Punta Tufano in cui noi abbiamo potuto fare una deliziosa merenda. A pranzo e a cena, però, Punta Tufano è aperto con menù degustazione basato su piatti tipici della tradizione, prodotti a km0 e, naturalmente, pescato del giorno.

La sera, invece, abbiamo cenato da Essenza Cucina di mare. Un locale sfizioso di proprietà di Filippo De Sanctis, aperto a Marina di San Vito. Siamo stati accolti  con frittura di pesce e verdure, moscardino in Purgatorio, Gnocchetti, alici e peperone dolce di Altino, Tacconcino alla Filippo (un formato riadattato da Filippo, appunto, del classico taccone), Ricciola agli agrumi della Costa dei Trabocchi e infine, semifreddo agli agrumi. Una bontà dietro l’altra!

Il tour della Costa dei Trabocchi, che si snoda tra Fossacesia e Marina di San Vito, offre panorami incredibili sul mare, splendide spiagge e il plus della visita della Riserva naturale regionale di Punta Aderci, definito anche la Piccola Normandia.

La riserva è caratterizzata da dune costiere, piante erbacee e legnose e una ricca avifauna (il fratino è il simbolo della riserva). Oltre a visite naturalistiche, birdwatching e passeggiate lungo i sentieri, si possono noleggiare canoe e bike oppure crogiolarsi al sole in una delle spiagge (tutte libere).

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Abbazia di San Giovanni in Venere

Alla periferia di Fossacesia su un panoramico promontorio, si staglia l’Abbazia di San Giovanni in Venere, un complesso comprendente chiesa e monastero risalente all’anno mille. La chiesa, probabilmente eretta su un santuario dedicato a Venere di cui però non è rimasta traccia se non nel toponimo, è stata costruita in modo da incanalare i raggi del sole durante i solstizi.

Nel solstizio d’estate, il sole colpisce la Porta della Luna al tramonto illuminando cripta e presbiterio. In quello d’inverno, i raggi filtrano nei tre absidi attraverso la Porta del Sole.

Dopo aver visitato borghi più di nicchia, il nostro tour si è concluso alla scoperta di Chieti e Pescara rispettivamente una delle città più antiche d’Italia e una delle più pescose.

Cosa vedere a Chieti

Chieti sarebbe stata fondata da Achille e il nome deriverebbe da quello di sua madre Teti, la ninfa marina. L’affetto per questa origine leggendaria è tale per cui l’eroe greco compare persino nello stemma cittadino!

Dal centro storico, in posizione collinare, si godono panorami stupefacenti da tra mare e montagna. Scorci che sicuramente sono valsi a Chieti il soprannome di “terrazza d’Abruzzo”.

Lungo Corso Marrucino, arteria principale della città, si affacciano palazzi eleganti e di rappresentanza (come il Palazzo della Prefettura e il Palazzo de’ Mayo) e, in Largo Valiani, il Teatro Marrucino in stile liberty.

In estate, i più grandi maestri internazionali si ritrovavano in Teatro per la Settimana mozartiana. prima edizione 1999. Ultima 2018. Speriamo che questa manifestazione torni presto a incantare il pubblico del teatro!

Assolutamente da visitare anche la Cattedrale di San Giustino, dedicata all’amato patrono cittadino. Potrete ammirare il paliotto d’altare con L’acclamazione di San Giustino a Vescovo, la statua in pietra che lo ritrae nella Cappella dell’Addolorata e le preziose reliquie del Santo custodite nella cripta.

Cosa vedere a Pescara

“Piscaria” è una città che ha goduto, fin dai tempi più antichi, di una (notoria) pescosità del proprio mare.

Assolutamente da vedere a Pescara il “Museo Casa Natale di D’annunzio” e il “Ponte del Mare”.

Museo casa natale di Gabriele D'Annunzio

Camera da letto dei genitori di Gabriele D’Annunzio

Pescara, lo ricordiamo, ha dato i natali al Vate. Nell’edificio settecentesco in cui ha vissuto fino a 11 anni, oltre agli arredi originali, sono allestiti cimeli e fotografie – che ricostruiscono amicizie e amori -, l’eccentrico guardaroba, e le prime edizioni di alcune sue opere. Lo stesso poeta si assicurò che, per decreto mussoliniano, la casa al civico 116 di Corso Manthonè fosse riconosciuta Monumento Nazionale.

Orari: 8.30- 19,30 tutti i giorni compresi festivi e lunedì. Prezzi: 4€ intero; 2€ ridotto. Ingresso gratuito per tutti la 1a domenica di ogni mese.

Il “Ponte del mare”, costruito nel 2009 per collegare le due rive di Pescara, è il più grande ponte ciclo-pedonale italiano. Consigliamo una passeggiata notturna quando un fascio di luci ne esalta le linee sinuose.

Se vi prende un languorino, a Pescara consigliamo Brancaleò.

Questo locale dallo stile caldo e ricercato, illuminato da lampadari liberty, assaggerete piatti della tradizione senza rinunciare a un impiattamento ricercato.

Il Menu del Ristorante Brancaleo a Pescara

Il Menu del Ristorante Brancaleo a Pescara

Per antipasto, un trionfo di salumi (coppa, ventricina del Vastese, mortadella di Campotosto e salame aquilano), pecorino abruzzese, le immancabili pallotte “cace e ove”, il baccalà, peperone arrosto e peperone dolce di Altino. Come primo, il tipico timballo (con il sugo e le pallottine al suo interno) e come secondo, brasato al Montepulciano d’Abruzzo. Come dolce, la “pizza doce”.

P.S: durante il nostro tour abbiamo degustato tutti vini autoctoni come la Cococciola, il Cerasuolo e il Montepulciano d’Abruzzo. Una bella scoperta la ratafià, un tipico liquore abruzzese alle amarene e vino rosso celebrato anche da D’Annunzio!

Nel nostro tour tra le cose da vedere tra Chieti e Pescara abbiamo alloggiato in due diverse strutture.

La Quercia B&B

Un casale elegante e silenzioso, immerso nella campagna di Abbateggio. Camere accoglienti e funzionali con affaccio sul parco. Colazione abbondante e varia per accontentare le esigenze alimentari dei propri ospiti.

Il B&B La Quercia

Il B&B La Quercia

Sfiziose le acque aromatizzate: io ne ho assaggiate due, quella al cetriolo e quella allo zenzero, ideali per reidratarsi con gusto nelle giornate più calde. Il relax è assicurato nella piscina stagionale o nell’idromassaggio  esterno.

La piscina del B&B La Quercia

La piscina del B&B La Quercia

Hotel Levante

Albergo 4 stelle, camere ampie e confortevoli, alcune con balconcino vista mare. Colazione ricca e varia. Base ideale per una vacanza lungo la Costa dei Trabocchi.

Info pratiche

La Casa del Gelso, Strada Lungofino, Città Sant’Angelo

Tenuta Coppa Zuccari, Via Torre Liquerizia, Città Sant’Angelo

Il Portone, Strada comunale San Martino, Abbateggio

Agriturismo Caniloro, Contrada S. Onofrio 134, Lanciano

Ebrezza Bistrot, Via Cristoforo Colombo 12, San Vito Chietino

Brancaleò, via Piave  53, Pescara

La Quercia B&B, C.da Colle della Selva 3, Abbateggio

Hotel Levante, via Nazionale Adriatica 120, Fossacesia

Post in collaborazione con La Riviera del Sole

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