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Cosa vedere a Caserta oltre la Reggia

Cosa vedere a Caserta oltre la Reggia: Carditello, trekking bucolici e Casertavecchia

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Cosa vedere a Caserta oltre la Reggia? Oggi vogliamo rispondere a quelli che in un weekend a Caserta si chiedono se ci siano da vedere altre cose oltre ai 3 siti inseriti dall’Unesco nel 1997 nel Patrimonio dell’Umanità.

Oltre alla Reggia di Caserta

Indubbiamente la Reggia Borbonica, l’Acquedotto Carolino e il Belvedere Reale di San Leucio restano dei must see ma è importante sapere che, parafrasando una nota canzone, oltre la Reggia c’è di più!

La Reggia di Carditello

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Il Real Sito di Carditello

Il Real Sito di Carditello, ubicato nel comune di San Tammaro, fu completato nel 1792 dal Collecini, allievo di Vanvitelli (l’architetto di corte che disegnò due dei tre siti Unesco: la Reggia e l’Acquedotto) per volere di Ferdinando IV.

L’appellativo di Sito Reale ne indica la duplice funzione di residenza della famiglia Borbonica ma pure di complesso produttivo. Tanto quanto San Leucio fu “fabbrica modello” per la produzione della seta, tanto il Carditello fu “fattoria modello”.

Vi si allevavano cavalli di razza Persano* (famosi per la loro forza), vacche, bufali e vi si coltivavano, con metodi altamente innovativi per l’epoca, cerali, canapa e foraggio. Interessante sapere che vi si producevano la mozzarella di bufala e il cacio.

Un cavallino Persano campeggiava sulla fusoliera dell’aereo di Francesco Baracca, il famoso aviatore che durante la Prima Guerra Mondiale si distinse per destrezza e valore abbattendo ben 34 aerei nemici. Pare che fu la madre, la contessa Paolina Baracca, a suggerire a Enzo Ferrari di utilizzare come portafortuna, lo stesso cavallino per le sue macchine da corsa.

 

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Cavalli di razza Persano nelle scuderie del Carditello

La fattoria era disegnata in modo da ottimizzare gli spazi, assegnando aree specifiche per la produzione casearia, l’allevamento, le coltivazioni e gli alloggi dei dipendenti.

Purtroppo, il rimpallo di gestione e di competenza dall’Unità d’Italia fino al 2014, hanno agevolato il degrado e l’oblio del Real Sito. Ancora peggio, pare che per anni l’ombra della camorra si sia allungata sul Carditello.

Il ritorno tra i beni dello Stato e una gestione illuminata e, possiamo dirlo, amorevole, hanno significato l’inizio del riscatto.

I lavori in corso, infatti, non disturbano i visitatori ma raccontano di un progetto volto a garantire una fruizione dell’intero complesso di un pubblico sempre più numeroso.

La visita della Reggia di Carditello vi mostrerà una palazzina in stile neoclassico su due piani dotata di una cappella privata, che si affaccia su un prato decorato con due fontane con obelischi e un tempietto circolare realizzato da Gaetano Salomone.

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Il Tempietto neoclassico sul prato di fronte al Palazzo

Su entrambi i lati, le scuderie dei cavalli Persano, felicemente reintrodotti dal 2018 nel Sito grazie all’accordo stipulato tra la Fondazione e il principe Alduino Ventimiglia di Monteforte Lascaris, che in Toscana alleva proprio questa razza forte e robusta.

L’intento è quello di restituire al Real Sito una sua peculiarità. La razza è frutto dell’incrocio tra stalloni turchi e fattrici locali per volontà dello stesso Carlo di Borbone, padre di Ferdinando IV.

Proprio all’ingresso si notano due delle quattro meridiane che scandivano il tempo nella Reggia di Carditello.

Perfettamente funzionanti dopo un attento restauro furono realizzate da Giuseppe Cassella, il matematico a cui si deve anche la realizzazione del primo osservatorio astronomico del Regno delle Due Sicilie.

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Una delle meridane nel Real Sito di Carditello

Nel bosco di cerri del Real Sito di Carditello è stata allestita un’area picnic con tavoli e panche in legno sotto un cielo di lampadine in cui ascoltare jazz sorseggiando vini casertani.

La Fondazione, tra le numerose iniziative, ha anche recuperato due vitigni autoctoni sui propri terreni in collaborazione con due cantine: l’Asprinio di Aversa e Pallagrello Bianco e Nero.

Mongolfiera sulla Reggia di Carditello

Ascesa vincolata in mongolfiera sulla Reggia di Carditello

Volare sull’Arte è invece la bellissima iniziativa di una associazione con la quale i visitatori potranno ammirare la Reggia di Carditello da una mongolfiera che effettua un’ascensione con volo vincolato!

Orari: sabato dalle 16 alle 19 e domenica dalle 10 alle 18. Prezzi: 3€. L’ascesa vincolata in mongolfiera costa 15€.

I sentieri del Conciato Romano

Per gli amanti della Natura, l’Alto Casertano offre, tra gli altri, un trekking bucolico lungo i Sentieri del Conciato Romano.

Il punto di partenza di questa passeggiata è il cimitero di Villa Santa Croce (a una ventina di chilometri da Caserta).

Sentiero del Conciato Romano Panorama

Il panorama lungo il Sentiero del Conciato Romano

Il percorso, che non presenta particolari gradi di difficoltà, è molto panoramico (pensate che, dopo una manciata di passi, si può scorgere il profilo inconfondibile, in lontananza, del Vesuvio!).

Questo è un cammino però in cui non si deve solo guardare l’orizzonte.

Il sentiero è infatti immerso in una natura rigogliosa in cui riconoscere erbe, arbusti e persino alberi secolari che ne rivelano la sorprendente biodiversità.

Il Sentiero del Conciato Romano

Il Sentiero del Conciato Romano

Non solo.

Passeggiando tra i Sentieri del Conciato Romano, si possono incontrare persone che amano profondamente questa terra e ne preservano tradizioni e tipicità per tramandare sapori che altrimenti sarebbero andati perduti.

La Stalla di Degustazione

Significativo è ad esempio l’incontro con i fratelli Mimmo e Lino Barbieri titolari de La Sbecciatrice, un’azienda agricola molto speciale che prende il nome da un attrezzo agricolo utilizzato per mietere il grano.

Questi due ragazzoni, mettendo a frutto i propri studi universitari, portano avanti un progetto di resistenza contadina che si traduce nella valorizzazione del territorio utilizzando semi ereditati dai contadini locali e metodi tradizionali.

Producono il pomodoro riccio (io l’ho assaggiato direttamente dalla pianta ed è buonissimo, dolce e sodo come piace a me!), il fagiolo lenzariello, il cece delle colline caiatine e l’oliva caiazzana da mensa (presidio slowfood).

Da La Sbecciatrice si può fare una strepitosa colazione contadina nella “Stalla Degustazione”: guardare per credere!

Stalla Degustazione La Sbecciatrice

La Stalla Degustazione de La Sbecciatrice

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Leccornie servite durante la Colazione Contadina nella Stalla Degustazione de La Sbecciatrice

Dove mangiare il vero conciato romano

Rinvigoriti dall’assaggio, si prosegue il cammino lungo il Sentiero del Conciato Romano per raggiungere la Quercia Roverella dell’Agriturismo Le Campestre di Manuel Lombardi, uno straordinario ambasciatore del territorio.

Ai piedi di questo maestoso albero, si possono scoprire la storia e il sapore di questo formaggio, considerato il più antico d’Italia (e chissà, del mondo)!

Citato già da Plinio e Marziale (ma pare che l’origine risalga già ai Sanniti), deve il suo nome alla concia, l’usanza cioè di condirlo con aceto e olio prima di essere messo nelle anfore di terracotta e lasciato stagionare a lungo (fino a 2 anni!).

Primo Presidio Slow Food della provincia di Caserta, nel 2002, a La Campestre viene prodotto oggi come allora.

Conciato Romano Caserta

Il Conciato Romano estratto dall’anfora di terracottta

Manuel e la sua famiglia (in testa l’energica mamma Liliana) ci tengono molto a sottolineare la tracciabilità dei prodotti utilizzati e il rispetto del disciplinare di questa bontà non per tutti i palati.

E’ infatti molto forte – quasi piccante – sia al gusto che all’olfatto. Mamma Liliana ce lo ha fatto assaggiare a dadini nei fichi appena sbucciati e per quel che mi riguarda, è una vera delizia!

Conciato Romano Le Campestre

Mamma Liliana che prepara una combo spaziale di conciato romano e fichi

Il costo, visto che se ne produce una modica quantità, è di circa 60€ al chilo.

Consigliamo vivamente di trascorrere una domenica a La Campestre anche per fare un’esperienza ancor più particolare: un pranzo alle 13 in punto, senza ordinare nulla, perché è mamma Liliana che manda piatti a tavola, decidendo il menù in base alla stagionalità.

–> Dove dormire a Caserta vicino la Reggia

Casertavecchia set cinematografico e casa degli spiritelli

Casertavecchia è un borgo medievale inserito tra i Monumenti Nazionali Italiani.

Casertavecchia

I resti del Castello e il duomo di Casertavecchia

Si arriva in prossimità della Chiesa di San Rocco (visitatela), si parcheggia e si sale verso l’antico abitato. Nella parte più alta si scorgono le rovine dell’antico castello longobardo, voluto dal Conte di Capua nell’861, aperto solo in giorni particolari.

Un vero peccato perché, malgrado vi siano solo ruderi, resta ancora traccia della grande torre circolare (la Torre dei Falchi), la seconda per dimensioni in Europa (30m di altezza e circa 19m di diametro), dopo la Torre di Costanza, ad Aigues-Mortes in Occitania (30mx22).

Le quattro piccole torrette posizionate nei quattro punti cardinali, consentivano da Casahirta (da cui Caserta) una visuale completa della valle sottostante.

Il nucleo centrale è ancora Piazza Vescovado, dove si trovano il Palazzo Vescovile, il Duomo dedicato a San Michele Arcangelo con il campanile e l’ex Seminario.

Duomo-Casertavecchia

L’interno del Duomo di Casertavecchia

A me è piaciuto molto girovagare tra i vicoli acciottolati, i fiori alle finestre, le vecchie insegne e i pergolati.

Se passeggiando avrete una sensazione di déjàvu, potreste aver visto qualche scorcio ne “L’amica geniale”, la serie di successo basata sulla quadrilogia di Elena Ferrante che ha venduto milioni di copie tra Italia, USA e Nord Europa.

Tra i vicoli di Casertavecchia

Tra i vicoli di Casertavecchia

I cinefili più appassionati, invece, riconosceranno alcune sequenze del “Decamerone”. Pasolini e la sua troupe scelsero infatti Casertavecchia e Casolla per girare alcuni episodi nel 1970.

Lo spiritello portafortuna di Casertavecchia

A Casertavecchia potreste incontrare qualche spiritello portafortuna. Merito di Ursula Pannwitz, un’artista tedesca che si trasferì in Italia per amore.

Dopo aver girovagato per un po’, si stabilì a Casertavecchia, ristrutturando la chiesa sconsacrata di San Pietro che chiamò la Casa delle Bifore. Un po’ casa un po’ laboratorio un po’ bottega.

Ursula era una donna carismatica, creativa e molto stravagante. Non era difficile trovare la bottega sbarrata con la scritta “chiuso per tramonti”.

Un giorno decise di dipingere un tegame di terracotta con un volto colorato e spiritoso. Poi un altro e un altro ancora.

Giulietta Masina, proprio lei, la moglie di Fellini e amica di Ursula, quando li vide, avvertì presenze benevoli nel laboratorio e si convinse che fossero spiritelli portafortuna. Se al loro interno fossero stati inseriti bigliettini con un desiderio, si sarebbero certamente avverati.

Da allora, la tradizione dello spiritello si è consolidata tra gli artigiani locali e se volete un souvenir, vi consigliamo questo lascito, prezioso, della vulcanica Ursula!

Se volete approfondire la figura dell’artista tedesca, Lidia Luberto le ha dedicato un libro “La casa delle bifore“.

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