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Visso un anno dopo

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Macelleria Giorgio Calabro Visso

Visso un anno dopo è un ricordo struggente di quello che ho avuto la fortuna di vedere pochi giorni prima del terremoto del 26 ottobre 2016 che ha quasi raso al suolo il paese. Struggente per me, atroce per i vissani, tenacemente legati a questo gioiellino incastonato nei Sibillini.

Il nostro Weekend a Visso

Quel weekend nacque per caso, come tutte le cose belle della vita. Ero a Recanati per un tour sui luoghi leopardiani e non solo (non avete idea di quante cose ci siano da vedere a Recanati oltre Leopardi) quando la piccola Visso bussò alla mia porta.

Incredibile ma vero, in questo piccolo paese si poteva ammirare il manoscritto originale de L’infinito e sarebbe stato bello allungare quel fil rouge e visitare una realtà vivace, testarda, fiera e generosa che aveva fatto dell’opera (pezzo di punta della collezione) un piccolo cavallo di battaglia per accattivare gli appassionati dello scrittore marchigiano ma che poi riusciva a trattenere in paese i visitatori, persi tra le vie del borgo a curiosare tra le chiese, le botteghe, i laboratori.

Il terremoto del 24 agosto la fece tremare abbastanza da tagliarla fuori dal circuito turistico. La gente aveva paura di andare nelle Marche e in particolar modo nei Sibillini e Visso, adagiata nel parco nazionale, stretta tra le montagne, attraversata dall’Ussita e dal Nera, rivendicava la sua voglia di raccontarsi ancora ai viaggiatori.

E decisi di andare. In quel weekend a Visso ho scoperto la fierezza del piccolo borgo, la laboriosità dei mille e passa abitanti, il piacere di salutarsi quando ci si incontra, perché passeggiando per il paese dopo dieci minuti ti sembra di conoscere tutti.

Leggi Viaggio a Visso prima del sisma di Gian Luca Sgaggero.

Giorgio-Calabro-Visso

Giorgio Calabrò nel suo regno

 

I prodotti tipici di Visso

Nel mio tour, mi sono concentrata sui prodotti tipici di Visso.

Chiunque vada nelle Marche, cerca il ciauscolo ignorando che questo delizioso salame morbido (realizzato con polpa di spalla, rifilature di prosciutto e pancetta, spezie e aromi) nasce proprio nell’alto maceratese, nel triangolo compreso tra Visso, Sarnano e Camerino.

Eppure nelle botteghe in cui ho avuto il piacere di assaggiarlo, non ho letto ciauscolo ma nomi creativi come il Vissuscolo, il C’era una volta, il Villanello perché i produttori locali hanno scelto di non aderire al disciplinare scritto per il conferimento dell’IGP (se volete approfondire, leggete Ciauscolo addio di Luca Tombesi).

Il tour degustazione, oltre a solleticare freneticamente le mie papille gustative, mi ha regalato un ulteriore viaggio nella caparbia volontà di famiglie che hanno scelto di restare nel solco della tradizione anche a costo di restare piccoli produttori ma grandi nella qualità.

Vissuscolo-Visso

Il Vissuscolo degustato da Giorgio Calabrò

 

Giorgio Calabrò aveva la macelleria in Piazza Capuzi, in piena zona rossa.  Mi è bastato osservarlo mentre mi mostrava il luogo in cui custodiva le sue eccellenze norcine per capire quanta passione animasse il suo lavoro.

Possono le mani di un macellaio essere gentili tanto da accarezzare i propri salumi? Possono i suoi occhi brillare mentre ti snocciola gli ingredienti utilizzati (sottolineando rigorosamente l’uso di carni allevate localmente)?

Decisamente sì. E lo stesso discorso valga per i Salumi Pettacci o per Cappa. Anche Peppe e Tonino, hanno detto no all’IGP per produrre salumi tradizionali, eccellenti, che sanno di buono.

 

Salumi-Pettacci-Visso

Salumi Pettacci

Villanello-spalmabile-Cappa-visso

Il villanello spalmabile di Vissonella bottega di Tonino Cappa

 

E vogliamo parlare dei formaggi? Sono salita fino a Cupi, a due passi dal meraviglioso Santuario di Macereto e dal lago di Fiastra per assaggiare le prelibatezze a base di latte di pecora prodotte dal “Pastorello di Cupi”, la piccola azienda della famiglia Ciammaruchi.

Beniamino e sua moglie mi hanno accolta nel laboratorio proprio mentre producevano la ricotta. Ho imparato che le macchine non possono sostituirsi all’esperienza del casaro.

Lei sapeva esattamente quando interrompere quel processo automatico di impasto per intervenire con movimenti faticosi di braccia minute eppure robuste.

L’ho vista protesa sulla vasca, per esaminare la consistenza della ricotta senza mai smettere di spiegare le varie fasi divertita dallo stupore di una donna di città abituata a vedere il prodotto finito nel banco di un supermercato!

Tra una chiacchiera e una degustazione, ho realizzato che sì le tecniche tradizionali tramandate da generazioni sono importanti ma non quanto la materia prima. Il latte del Pastorello di Cupi è prodotto da pecore “comisane” allevate in un’azienda di agricoltura biologica ad alta quota: notevole, no?

 

Pastorello-di-Cupi-formaggi

La degustazione di formaggi dal Pastorello di Cupi

 

La ricotta a Visso viene mangiata a colazione corretta con un goccino di Varnelli, un anice prodotto dall’omonima distilleria. Sull’etichetta è stampigliata ancora la frase coniata da Antonio Varnelli: “A farmi preferir basta un assaggio”. Io non potevo credere a questa usanza e i proprietari del B&B Il Borgo, nonostante la ricca colazione, mi regalarono una coccola ulteriore: una ricottina fresca corretta per iniziare la giornata con brio!

Troticoltura-Cherubini-Visso

Le vasche nella troticoltura Cherubini

 

Altro prodotto squisito – che mi ha francamente sorpresa perché non credevo fosse una tipicità locale – è la trota! Ho visitato la Troticoltura Cherubini in una splendida giornata di sole in compagnia della generazione più giovane di questa famiglia impegnata nell’allevamento di trote (e non solo) dal 1950.

Lo stabilimento sorge in una vallata incontaminata, a circa 650 metri di altitudine, a pochi passi dalla sorgente del fiume Nera: un habitat ideale per trote, gamberi, storioni, anguille e carpe venduti ai ristoranti della zona e ai laghetti di pesca sportiva.

 

Le trote nella troticoltura Cherubini

Le trote nella troticoltura Cherubini

 

Quello di vedere una forte presenza di giovani nelle aziende di famiglia mi colpì particolarmente. Visso aveva investito nei suoi ragazzi contrastando il rischio abbandono di cui soffrono molti piccoli borghi. Aveva creato lavoro, un tessuto sociale sano, progetti virtuosi che avevano legato i giovani al territorio.

Mi fu chiarissimo quando visitai il laboratorio dolciario di Luigi Flammini. Luigi creava i dolci strepitosi venduti nel Caffè Sibilla, lo storico bar nella piazza centrale di Visso.

La scuola di Luigi era stata la vita, i pomeriggi e le notti nel suo laboratorio a fare tentativi. Perché quando non  hai studiato e non sai come si combineranno gli ingredienti devi fallire per eccellere.

Bruciare qualche infornata, sbagliare una dose, correggere un sapore. Però la passione premia e Luigi non solo è diventato il re del suo piccolo mondo, regalando ai vissani e ai turisti delle vere esperienze sensoriali, ma è riuscito a trasmettere quella stessa passione a suo figlio.

All’esperienza del padre si è unito lo studio di Francesco e il risultato è stata una produzione eccellente di torte, cioccolatini, croissant di mastri artigiani, non “solo” pasticceri.

 

Nel laboratorio di Luigi Flammini, il mastro pasticcere del Caffè Sibilla

Nel laboratorio di Luigi Flammini, il mastro pasticcere del Caffè Sibilla

 

Curioso di scoprire la natura del Parco dei Monti Sibillini? Leggi Tornae a Visso la perla dei Sibillini di Elena del Becaro!

Quando mi sono messa in auto la domenica sera, avevo già nelle dita il mio articolo. Avrei voluto scrivere tutto questo e suggerirvi di partire subito per sostenere Visso e la sua comunità. Era il 23 ottobre e non potevo immaginare che Visso si sarebbe sbriciolata a causa del sisma del 26 ottobre. Visso un anno dopo voglio ricordarla com’era. Non spegniamo i riflettori perché siamo tutti Calabrò, Pettacci, Cappa, Flammini, Cherubini, Ciammaruchi e tanti altri che hanno perso tutto ma non la speranza.

Si ringrazia Visso e tutta la sua comunità per l’accoglienza

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