Napoli Sotterranea è un’esperienza che vi farà scoprire quanto sia vitale per la città partenopea quel “mondo di sotto” che l’ha dissetata per secoli, le ha fornito materiale da costruzione, l’ha protetta dai bombardamenti alleati fino a diventare, ahimè, discarica per molti anni.
L’antico acquedotto napoletano
Oggi, grazie all’impressionante lavoro dei volontari della LAES, l’antico acquedotto napoletano è rinato e vuole raccontare, attraverso cunicoli, “stanze” e graffiti una storia che non è solo la storia della città, ma è un patrimonio per tutti coloro che decidono di avventurarsi nelle viscere della terra.
A capeggiare il gruppetto di visitatori tra le vie dei Quartieri Spagnoli è il “professore”, lo speleologo Salvatore Quaranta nonché Presidente dell’Associazione. Con l’allegria tipica di uno scugnizzo napoletano (pur avendo già spento oltre 70 candeline) tra un aneddoto e l’altro ci ha accompagnati fino all’ingresso del “pozzo”.
Il nostro tour nella Napoli Sotterranea
Siamo scesi giù lungo scalini strappati al tufo, precipitando in pochi minuti a 40 metri di profondità. Ad accoglierci, in un’ampia cavità, l’istrionico Gianluca Nappa capace di raccontarci la storia dell’approvvigionamento idrico napoletano dai greci ai romani fino alle migliorie apportate dagli angioini con la soavità della passione incondizionata per il proprio mestiere.
Ogni palazzo napoletano aveva il sottostante pozzo da cui attingere l’acqua: le famiglie più agiate potevano disporre fino a tre pozzi di alimentazione. A controllare che il sistema funzionasse senza intoppi, giovani (e minuti) acquari che trascorrevano la propria giornata nelle viscere della terra, immersi nell’acqua, nel buio e nel silenzio dell’acquedotto sotterraneo. Unica concessione alla luce, ai rumori e alla vita, il momento in cui risalivano a mani nude il pozzo per ritirare il pagamento della manutenzione (e da qui la leggenda del moniciello, che non sveliamo per non rovinare lo straordinario racconto di Gianluca).
L’approfondimento: Cosa vedere a Napoli in un weekend
Prima di avventurarvi nei cunicoli un tempo attraversati dall’acqua e poi usati come collegamento tra una cavità e l’altra dalla popolazione in fuga dai bombardamenti alleati, sperimentate – per soli 30 secondi – la pace e il buio dei sotterranei.
Io ho davvero scoperto il senso dell’aggettivo “assordante” usato accanto alla parola “silenzio”. Attraversate i tortuosi budelli (sono lunghi una decina di metri, con noi c’erano anche dei bambini che li hanno affrontati con uno spirito all’Indiana Jones ma, se proprio non ve la sentite, imboccate uno dei percorsi alternativi) e soffermatevi a scrutare i graffiti lasciati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dovete sapere che questo acquedotto si sviluppa sotto Via Chiaia, la strada delle sartorie. Era inevitabile dunque che molte delle persone che al primo suono della sirena si riversavano nei sotterranei avessero una straordinaria manualità: più che graffiti sono piccoli capolavori che raccontano la quotidianità e le speranze degli autori. Semplicemente assurda mi è sembrata la volontà di alcuni ricchi di rimarcare, persino in questo luogo, la differenza con i poveri, conquistando delle nicchie e adibendole a “stanze private” con tanto di cancelletto e arredo!
Non voglio dirvi altro. Gianluca saprà raccontarlo con la giusta dose di teatralità per farvi venire la voglia di tornare perché secondo me la prima visita serve ad aprire il cuore. La seconda a riempirlo di emozione.
Indirizzo: Vico S. Anna di Palazzo, 52. Appuntamento al Gambrinus in Piazza Trieste e Trento.
Contatti: Tel. 081 400 256 – Cell. 333 9729875 e-mail laes@lanapolisotterranea.it.
Prezzi: 10€. Sono previste riduzioni per i gruppi.
Orari: Giovedì: ore 21.00. Sabato: 10.00, 12.00, 16.30 e 18.00. Domenica e festivi: 10.00, 11.00, 12.00, 16.30 e 18.00. La visita dura tra i 60 e gli 80 minuti.
Per approfondimenti, http://www.lanapolisotterranea.it.