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Gertrude Bell, la Regina del Deserto

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BellK  Gertrude Bell in Iraq in  age

Gertrude cavalca all’amazzone un cammello mentre attraversa il deserto. E’ stanca ma la sua postura è fieramente impeccabile. Elegante persino con quella giacca cachi e la kefia, scruta l’orizzonte nella speranza di individuare un accampamento di beduini. Sa benissimo che ha bisogno della protezione delle tribù sciite del deserto se vuole trascorrere una notte tranquilla. Le basterà chiedere dello sceicco, il capo beduino, sorseggiare con lui un caffè amaro per ottenerne protezione e preziose informazioni per proseguire il suo viaggio. Gertrude è inglese. ha preso una laurea a Oxford, ha 30 anni ed è il 1900. L’impero ottomano è in pieno disfacimento, la Mesopotamia è una terra fertile e ricca dalle frontiere indefinite. L’Iraq non esiste ancora e sarà proprio lei, Gertrude, profonda conoscitrice del deserto, delle linee invisibili che separano tribù diverse e addirittura nemiche, a tracciare i confini del nuovo stato sotto il protettorato inglese. La sua affascinante biografia è raccontata da Janet Wallach sulla base del fitto carteggio che la donna intrattenne con suo padre (l’uomo della sua vita, quello che non la tradì mai, neppure per un secondo), con gli uomini che amò, ricambiata, e con colleghi più o meno capaci di accettare la sua straordinaria intelligenza e il rispetto degli arabi, duramente conquistato sul campo. Chiamata dagli iracheni al Khatun, la nobildonna, non temette mai di “sporcarsi le mani”. La sabbia del deserto, la polvere degli alloggi, il freddo delle tende, la pioggia e l’afa di Baghdad, gli afrori di lunghi viaggi senza sosta: nulla la spaventava, nulla la rendeva più libera e felice del suo Iraq! Fu una viaggiatrice instancabile in tempi in cui le donne si dilettavano tra pizzi e merletti, balli e terme. Prendeva appunti, faceva fotografie, descriveva minuziosamente le rovine che incontrava lungo il cammino, ascoltava con la medesima attenzione le confidenze di sceicchi e contadini, drusi e yazidi, cristiani e ebrei. E scriveva. I suoi dispacci sul mondo arabo erano tenuti in grandissima considerazione anche se fece una immane fatica a conquistare il suo posto nel mondo. Perché era solo una donna in epoca vittoriana, una che ancora non aveva il diritto di voto , figuriamoci se avrebbe potuto parlare con cognizione di causa di politica e per giunta estera! Non chiamatela quindi Lawrence d’Arabia in gonnella. Secondo me, vi guarderebbe con disprezzo. Gertrude lavorò con Lawrence. Era più arguta di lui, più innamorata di quella terra, più sensibile alle istanze del popolo arabo: Lawrence divenne famoso semplicemente perché era un uomo e perché Peter O’Toole seppe incarnare l’immagine di un eroe romantico in terra straniera. Riuscirà Nicole Kidmana fare lo stesso con Gertrude? Non lo sappiamo. Nel frattempo, vi consigliamo di leggere “Desert Queen. La vita straordinaria di Gertrude Bell” perché possiate scoprire la storia di questa donna raccontata spesso con le sue stesse parole. Vita straordinaria, certo, ma non da romanzo: Gertrude soffrì molto e visse spesso in solitudine. Eppure con lei, non vi sentirete mai soli, vorrete cavalcare ancora e ancora per andare alla scoperta di un territorio che oggi ci è precluso, troppo pericoloso, troppo instabile, troppo volubile. Una terra fertile, generosa, ricca di storia e di cultura. Tanto ricca che Gertrude dedicò gli ultimi anni della sua vita all’arte antica: viaggiò alla ricerca di rovine e reperti e tanto fu determinata in questo progetto, grazie all’appoggio del re Faysal, da costituire il museo archeologico di Baghdad, proprio quel museo depredato nel 2003 durante la guerra del golfo di oltre quindicimila pezzi. In questi giorni, in risposta alle devastazioni insensate dell’Isis (l’ultima al Museo delle Civiltà di Mosul)  il museo è stato riaperto. Avrebbero avuto bisogno di qualche altro mese per perfezionare l’allestimento ma, ha spiegato il vice ministro per il Turismo e le Antichità, l’Iraq voleva dare un segnale. Gertrude Bell ne sarebbe davvero felice.

La chicca: sfogliate le foto e le sue lettere sul Gertrude Bell Archive, chiamato col suo nomignolo Gertry: ne resterete davvero folgorati!

1 commento

Camilla 15 Marzo 2015 - 14:13

wow… Queste sono le storie che dovremmo conoscere e scoprire. (E l’Iraq è un paese che vorrei tanto visitare)

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