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10, 100, 1000 cose da fare in vacanza!

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Sembra che non siano affatto pochi i viaggiatori che decidono di acquistare una delle tante guide della serie: 100 cose da fare, 1000 cose da vedere, 10000 cose da boh! Per carità, sono libretti carini, comunque va detto che non sono vere guide turistiche ma piuttosto divertissement. In ogni caso hanno il loro seguito di lettori e non per nulla. Avere tra le mani qualcosa con la quale divertirsi e contemporaneamente avere degli spunti interessanti per visitare una città, non è cosa da poco. Letture agili, facili, a metà strada tra un articolo di costume ed uno pubblicitario, sono a buon mercato e non c’è da pensarci su tanto.

Oddio! Non vorrei essere frainteso. Non siamo contrari a queste guide, solo vanno messe nella giusta categoria. Tuttavia va detto, ad onor del vero, che spesso in questi libri si trovano anche passaggi notevoli e citazioni non banali.

Guide che mettiamo decisamente tra i “libri da fila”, indicate principalmente per le file noiose, di quelle che: “non vorremmo essere li ma da un’altra parte e… non ho neppure voglia di leggere!” Ecco, per le file e le attese di quel genere, sono libri perfetti. Però a questo punto un avviso è necessario, se c’è un caso nel quale vale la pena tenere un libro nello smartphone, beh questo è il nostro caso. Infatti tali guide sono agili da leggere ma, attenzione, non lo sono affatto per l’ingombro!

Comunque, se ci sono tante cose da fare o vedere in una città, ci sono anche tanti libri da leggere per entrare in contatto con l’anima profonda di quello stesso luogo.

Ispirati da uno dei personaggi più apprezzati di Mordecai Richler, il suo Barney Panofsky, ci viene da dire che: si possono trovare più spunti per un viaggiatore in un buon romanzo, di quanti se ne trovano in un’intera biblioteca di guide turistiche. Iperbole a parte, sarà meglio restare con i piedi per terra (che in questi giorni a fantasticare mondi alternativi già ci sono gli scozzesi indipendentisti).

Ora per dimostrare la buona fede di chi scrive… ho letto: 101 cose da fare a Parigi almeno una volta nella vita, di Sabina Ciminari, edito da Newton Compton (anche in versione E-Book). È stata, come si diceva, una lettura spassosa che intreccia un itinerario super-eterogeneo declinato nei centouno punti del titolo… luoghi, cibi, ricordi, personaggi, angoli strani da visitare, e suggerimenti davvero di nicchia come il 52° ovvero: Partire a caccia di autografi… ma solo di chi non c’è più.

Dunque Parigi! Dopo la sfacchinata delle 101 cose, riposiamo le membra, ma non le “celluline grige” (come amava dire Poirot), con una lettura d’altro calibro. Anzi un paio.

Due tipi che non sarebbero andati affatto d’accordo. Diversi tra loro fino al midollo sotto ogni aspetto, forse con solo un paio di cose in comune. Una di queste cose, naturalmente, la Ville de Lumiere. Due autori diversi per lettori diversi, ad ognuno il suo.

L’opera si chiama Alla ricerca del tempo perduto, scritto da Marcel Proust, ed è composta da 7 romanzi. Si tratta di una delle opere più grandi della letteratura di sempre. Conosciuta da tutti a parole, di fatto letta da pochi. La Recherche se volessimo metterci proprio un numero, come sopra, dovremmo dire 1 milione e una cose da fare ecc..

Il problema di quest’opera è che è stata sacralizzata, un po’ per la sua mole, un po’ perchè se lo merita; ma il risultato è che non viene letta. Allora proviamo a prendere un romanzo a caso (certo iniziare dal primo non sarebbe male, ma..), uno qualsiasi, ne vale la pena, garantito.

L’opposto di Marcel. Americano, straccione, dal linguaggio davvero poco raffinato, dalle frequentazioni non sempre raccomandabili, comunque un mito: Henry Miller. Scegliamo uno dei romanzi della “Crocifissione in rosa” oppure uno dei due “Tropico”. Henry sa essere un gran compagno di viaggio. Entrambi pubblicati da, vediamo un po’, da tutti. Faites vos jeux!

Alla prossima. M.I.

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