Sant’Ippolito (in provincia di Pesaro-Urbino) è conosciuto ai più come il “paese degli scalpellini“.
Sant’Ippolito, Museo a cielo aperto
Un’altra espressione per descriverlo è “museo a cielo aperto”. Il borghetto marchigiano, infatti, ha dato i natali a decine di lavoratori di pietra arenaria che ne hanno fatto un gioiellino con la loro arte.
Arte che non si è limitata alla produzione di belle sculture, ma ha decorato portali, muri e finestre dell’intero paese. Un luogo in cui, già solo camminare tra i vicoli, può rappresentare un’esperienza di “viaggio”.
La tradizione del maestro scalpellino si è addirittura rafforzata negli anni, dando luogo una manifestazione molto suggestiva, “Scolpire in piazza”, che ogni anno a fine luglio anima il piccolo borgo per una decina di giorni.
Non solo scultura, che vede impegnati anche grandi nomi, ma eventi culturali, eno-gastronomici e ludici.
Il 2010 ha rappresentato un anno di innovazione: agli artisti è stato chiesto di cimentarsi con materiali diversi, non solo pietra ma anche bronzo, corten (una specie di accaio patinato) e acciaio.
Per ciascuna edizione (la prima nel 2000) il “laboratorio” produce opere, su commissione, di riqualificazione urbana di piccole realtà marchigiane, oltre che di Sant’Ippolito stesso.
Se volete essere aggiornati sugli eventi di Sant’Ippolito, contattate la pagina Facebook.
6 commenti
Affascinante!
molto molto poetico questo post..grazieee!
bacione
ro
ps queste pietre non trollerrano mai .-)
Ho avuto il padre di mia moglie scarpellino in Carrara, ha lavorato per e con tanti artisti. Sono andato diverse volte nei laboratori a vederli lavorare, sono degli artisti, conoscono la materia che lavorano più di loro stessi.
Cavoli… passavo sempre per il suo cartello stradale quando andavo a lavorare ad Urbino, ma cavoli non ne avevo la più pallida idea di che tipo di paese fosse… mannaggia l’ignoranza!!! Me lo tengo a cura!!! 😉
Lo conoscevo, e devo dire che merita! 😉
Questa fa parte di quelle bellissime iniziative che tendono a salvare gli antichi mestieri e le tradizioni locali. Meno male.