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Lo Scaffale di TDM: Muchas gracias Gabo.

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Gracias Gabo

17 aprile 2014. La luce è mancata, improvvisamente. In tutto il mondo, il blackout è durato per un lunghissimo secondo. La notizia della morte di Gabriel Garcia Marquez, non avrebbe dovuto coglierci impreparati (era malato da tempo e, da tempo, combatteva contro la malattia con forza ed ostinazione), eppure per un secondo terribilmente lungo s’è fatto buio e ci siamo sentiti togliere qualcosa di maledettamente importante. Credo che questo non capiti sovente, ma per Gabo si.

Gabo

Lui giornalista, scrittore, poeta, viaggiatore, uomo del popolo e della giustizia sociale, cantore dell’umanità, lui fa parte di quella ristretta cerchia di giganti, di geni universali per i quali la luce si spegne, in segno di intimo lutto. In tutto il mondo, non solo in Sud America o in Europa, Gabo ha scritto per tutti e, da una schiera enorme di persone, sparse per il globo, è stato amato.

“Los gigantes nunca mueren”, così siamo meno tristi poiché attraverso la sua opera resterà con noi: vivo. Nel futuro, poi, la sua voce parlerà attraverso la pagina a nuovi lettori, i quali scopriranno Macondo, e altre storie, infinite storie di gente comune e generali, puttane ed amore e violenza. Storie di naufraghi e paesi. Storie che lasciano tutte il segno e che aiutano, se non a vivere meglio, almeno a vedere di più. Più in là, più nel profondo. Infatti, uno dei grandi segreti di certe opere è che pur parlando d’altro, alla fine, parlano a noi stessi, ecco perché sono universali. E per chi sa ascoltare, Gabo, ci è vicino mentre cerchiamo di adempiere all’imperativo più importante di tutti: “conosci te stesso”, ecco perché è un gigante.

Cien años de soledad (Cent’anni di solitudine) è il libro da leggere o rileggere. Riprendere in mano quest’opera, unica e bellissima, o sfogliarla per la prima volta, sarà il miglior tributo che possiamo fare all’autore, ed il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi.

Mi torna alla mente Borges, il grande maestro argentino ci spiega che fare una dedica, non è altro che dire un nome, e questo omaggio è il più semplice e profondo. Ci sono dei momenti, come questo, nei quali non serve dire molto, solo una dedica: muchas gracias Gabo!
M.I.

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