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Weekend tra i borghi dei Monti Dauni

Alla scoperta della Daunia tra Volturino, Pietramontecorvino e Alberona

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Sedia del diavolo puglia montecorvino

Itinerario in Puglia tra i borghi dei Monti Dauni alla scoperta di luoghi sorprendenti e fuori dai circuiti turistici classici, caratterizzati dalla forte spiritualità.

Dove sono i Monti Dauni?

I Monti Dauni occupano principalmente l’area occidentale della provincia di Foggia ma ne fanno parte anche la provincia di Campobasso (in Molise) e le province di Benevento e di Avellino (in Campania).

Nel tour, abbiamo visitato tre borghi: Volturino, Pietramontecorvino e Alberona.

Determinati dalla loro natura rigogliosa, boschiva e del tutto incontaminata, questi borghi riescono a incantare l’occhio del visitatore. Mete dal grande valore naturalistico, artistico e culinario, sono ben lontane dal classico itinerario che negli ultimi anni ha indicizzato la Puglia, rendendola più appetibile nelle zone costiere e quasi sconosciuta nelle aree rurali.

Sui monti Dauni, invece, è possibile intraprendere un percorso che, di borgo in borgo, conduce alla scoperta delle tracce dei suoi antichi abitanti. Un viaggio tra i segni lasciati dai Bizantini, dai Normanni, dai Templari, dai Crociati, dagli Angioini e dagli Aragonesi attraverso visite ai siti archeologici e agli antiquarium (raccolte di pregevoli collezioni che ogni comune si fa carico di preservare).

Un po’ di storia dei Dauni

I Dauni furono un popolo dalle forti connotazioni guerriere.

Pur non essendo citato generosamente nei libri di storia poiché appaiono rare e circoscritte le loro tracce, si dedicò con ingegno e perseveranza allo sviluppo della pastorizia, dell’artigianato del ferro e della ceramica.

Proprio attraverso le fortificazioni, si ebbero i primi centri urbani, indipendenti sia culturalmente che politicamente, fino alla scelta di allearsi con Roma.

In questa fase, si ampliarono le costruzioni di ville e acquedotti, i cui ruderi oggi costituiscono parte integrante dello skyline di questi piccoli borghi.

In epoca medievale, con i Bizantini, si moltiplicarono le nuove città fortificate. Con i Normanni, vi fu l’implementarsi dell’economia agricola. Con gli Svevi, su impulso di Federico II, i castelli furono ampliati e le chiese presenti ebbero rinnovato splendore artistico.

Il borgo di Volturino

Volturino, il primo borgo in cui abbiamo avuto modo di soggiornare,  è stato la base di partenza per l’esplorazione dei Monti Dauni.

Fin da subito, la passeggiata per il centro storico ci ha svelato ben due curiosità:

  • la scoperta delle “rue”, vicoli formati da ripide scalinate posizionate fino a comporre una vera e propria spina di pesce. Questa loro caratteristica permette ai visitatori di ripararsi dal vento – a volte impetuoso – caratteristico di queste zone (motivo per cui le pale eoliche caratterizzano l’estetica paesaggistica di questa zona).
  • la scoperta degli “sporti”, collegamenti che nel passato avevano una funzione prettamente difensiva nel caso di possibili attacchi nemici.

Proseguendo con la visita, ci siamo ritrovati nei pressi del suo più importante edificio religioso, la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, costruito in stile romanico e sovrastato da una torre campanaria di notevole altezza.

Le sue origini si possono attestare intorno al periodo trecentesco con modifiche e ampliamenti a inizio ‘900.

Due le cose rilevanti, l’effigie di Santa Maria Assunta a cui si deve il nome della Chiesa e la statua della Madonna dell’Arco con in braccio il bambino, allocata in una piccola nicchia sull’architrave dell’ingresso laterale sinistro. A completamento, un bassorilievo ai piedi della Vergine raffigurante i Dodici Apostoli.

In occasione delle celebrazioni in suo onore, è stata traslata in Chiesa anche la statua di Sant’Alberto, patrono dei comuni in provincia di Foggia: Motta Montecorvino, Pietramontecorvino e, appunto, Volturino.

Nato in un borgo vicino e vissuto, in odore di santità, a Montecorvino, è molto amato dai fedeli che gli dedicano una processione molto particolare da oltre 100 anni!

La cerimonia religiosa ci ha permesso di ammirare, inoltre, la statua della Madonna della Serritella custodita in una piccola nicchia proprio in una delle vie percorse dai fedeli.

Alla Vergine, protagonista di un antico e sentito culto da parte della popolazione del luogo, è stato dedicato il Santuario della Serritella, unico edificio a testimonianza dell’antico feudo dei Templari.

Abbiamo quindi visitato la Chiesa di San Francesco, posta leggermente ai margini del nucleo prettamente medievale di Volturino.

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La Chiesa di San Francesco

Si tratta di un piccolo edificio ottocentesco, incantevole dalla terrazza sovrastante Largo Ariella. Si presenta con un prospetto dalle linee pulite, composto da pietre a vista e in una posizione leggermente rialzata rispetto alla strada e con un imponente campanile a vela, posto nella sua parte centrale.

All’interno, oltre a un pregevole altare centrale in marmo, è possibile ammirare le statue di San Francesco, San Giuseppe e San Pietro Apostolo.

Ritornando alla figura e al culto legato a Sant’Alberto, il giorno seguente ci siamo ritrovati nel bel mezzo del pellegrinaggio a lui dedicato.

La tradizionale processione di Sant’Alberto da Pietra a Montecorvino

Secondo la tradizione, nel 1889, Montecorvino afflitta da un lungo periodo siccità, invocò la benevolenza del Santo.

Il Santo rispose alle ferventi preghiere comparendo in sogno a due donne di Montecorvino e consigliando loro di compiere un pellegrinaggio tra i ruderi della sua città natale.

Proprio dopo questo Pellegrinaggio, che vide la partecipazione di tutti i fedeli provenienti da Pietra, Motta e Volturino, avvenne il miracolo. Iniziò a piovere e il raccolto fu salvato.

Siamo stati dunque testimoni del caratteristico viaggio in cui i fedeli dal 1889 ogni 16 maggio accompagnano il Santo verso i ruderi di Montecorvino.

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I fedeli in cammino dietro al Santo e ai Pali

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La Statua di Sant’Alberto in processione verso Montecorvino

Due sono gli elementi clou di questa processione: la statua di Sant’Alberto dai colori vivaci e sorretta dai fedeli e l’inizio del corteo religioso, delimitato dal primo palo.

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Uno dei pali della processione di Sant’Alberto e, in fondo, la Sedia del Diavolo

La processione, infatti, è assai originale perché caratterizzata dai “Palij”.  Si tratta di lunghi fusti di albero ricoperti da fazzoletti colorati e adornati alla base con animali o altri simboli di cartapesta. Sono tenuti in posizione eretta con lunghe funi tese da decine di partecipanti.

E’ stato davvero emozionante ritrovarci nel bel mezzo della cerimonia religiosa, partecipi della fatica con cui i devoti, in un gioco di forza ed equilibrio sorreggono i pali lungo un percorso accidentato (e in salita) in piena campagna.

Giunti in vetta, abbiamo trovato altri fedeli in attesa dell’arrivo dei pali e del Santo.

La Sedia del Diavolo

Approfittando di un momento di pausa, prima della conclusione della cerimonia, ci siamo diretti verso la “Sedia del Diavolo”.

Il nome non allude a diaboliche torture bensì alla forma di un (enorme) sedile conservata dal rudere della vecchia torre quadrangolare che svettava nell’antica città medievale di Montecorvino andata distrutta tra saccheggi e terremoti.

Vero simbolo di questo borgo e punto di riferimento dei fedeli nel corso della salita devozionale.

Dopo aver goduto del panorama dalla Sedia del Diavolo, siamo tornati alla base della collina e atteso il rientro del corteo allorché la statua di Sant’Alberto è stata fatta passare sotto i pali incrociati.

Il borgo di Pietramontecorvino

Dopo la messa ci siamo spostati nel comune Pietramontecorvino, Bandiera Arancione e uno dei borghi del circuito dei Borghi più belli d’Italia, addobbato con le luminarie e animato dalla sfilata dei pali in onore di Sant’Alberto.

La sua storia è legata a Pietra, il luogo in cui si rifugiarono gli abitanti di Montecorvino nel 1137, nel momento in cui Ruggero il Normanno distrusse il borgo. Il nome venne modificato per decreto in Pietramontecorvino dopo l’Unità d’Italia.

Una delle strutture più rappresentative è il Palazzo Ducale, la cui costruzione può essere ricondotta al XIII secolo e nel quale prevale una possente torre di origine normanno angioina.

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Panorama dalla Torre Normanna sul borgo di Terravecchia

Da sottolineare la maestosità della Torre Normanna che domina, con i suoi 40 metri di altezza, l’intero borgo. Dalla sommità, a cui si accede tramite un’originale scala a chiocciola lignea, si percepisce la netta divisione tra la parte moderna e il centro antico, denominato “Terravecchia”, in cui è possibile scorgere le originarie costruzioni scavate nel tufo.

Dal Palazzo Ducale, attraverso vicoli impervi e suggestivi, si raggiunge quindi la Chiesa Madre di origine medievale e con una torre campanaria, sovrastata da una cupola formata da maioliche gialle e verdi. Al suo interno, ammirate l’agnello pasquale scolpito sull’ingresso laterale.

A spasso per Lucera

Il secondo giorno del tour tra i borghi dei Monti Dauni si è chiuso a Lucera, con una visita by night!

Data la sua posizione strategica, su di un’altura proprio al centro del Tavoliere, è nota anche con la denominazione di “Sentinella delle Puglie”. Interessante è la sua origine leggendaria che la vorrebbe fondata da Diomede, re dell’Etoliain fuga dopo la distruzione di Troia.

Il vero e proprio cuore del centro storico è delineato dalla Piazza del Duomo da cui si giunge all’edificio di maggior pregio artistico, la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta (patrona della città).

La Cattedrale, eretta nel XIV secolo per la volontà di Carlo d’Angiò, custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte:

  • altari in marmo
  • la statua lignea della Vergine coeva della Cattedrale
  • un crocifisso ligneo del XV secolo
  • la pala d’altare dei Caropresa

Altre opere monumentali alle quali dedicare una visita, qualora si avesse più tempo, sono la Fortezza Svevo-Angioina e l’Anfiteatro Romano.

E ancora, due chicche di questo paese inserito nei Borghi autentici d’Italia.

La prima, “Vico Ciacianella”, una via di soli 45 cm di larghezza, in cui l’attraversamento è possibile solo procedendo di traverso. Dimensioni che sono valsi a questo vicolo il primato di una delle “strade più strette d’Europa”.

La seconda, le “edicole votive” incassate negli antichi palazzi di origine gentilizia, decorate con fiori e luci perpetue, che delineano un percorso di scoperta delle vie più tradizionali, tra religiosità e arte.

Alberona, il paese dell’acqua

Ultima tappa del nostro tour tra i borghi dei Monti Dauni, si è conclusa  ad Alberona il “paese dell’acqua”.

In un paesaggio caratterizzato da boschi fitti e lussureggianti e numerose sorgenti e torrenti, questo borgo è puntellato da edifici monumentali (la Torre del Priore, la Chiesa di San Rocco, la Chiesa Priorale) in un dedalo di viuzze che si spalancano sul Muraglione, uno scenografico belvedere da cui lo sguardo intravede le Isole Tremiti!

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Il centro storico di Alberona

Peculiarità che gli sono valsi la Bandiera Arancione per la salvaguardia dell’ambiente e il privilegio di far parte dei Borghi più Belli d’Italia.

Altri luoghi irrinunciabili della nostra visita sono stati:

  • l’Arco Calabrese, con una volta lignea in perfetto stato di conservazione, che ricorderebbe la leggendaria fondazione del borgo da parte di profughi calabresi che si sarebbero nascosti nel tronco di un albero dai Saraceni;
  • l’Antiquarium Comunale, che conserva un patrimonio di carattere archeologico dalla preistoria al medioevo con diversi reperti riconducibili al popolo dei Dauni
  • la Fontana Muta, così chiamata secondo alcuni perché abbeveratoio e luogo di muta per i cavalli dei viaggiatori ottocenteschi, per altri perché per sentir scorrere l’acqua occorre avvicinarsi molto. Quale vi convince di più?
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Una panchina letteraria ad Alberona, nota anche come Borgo della Poesia

Inoltre, è possibile imboccare diversi percorsi all’interno dei boschi di Alberona, e partecipare a escursioni e attività didattiche dedicate alla scoperta di luoghi incontaminati. Uno tra questi, è il Canale dei Tigli, dove fare trekking tra sentieri in cui si intervallano pareti rocciose e cascatelle.

Un’attività molto coinvolgente sono state le gare di Orienteering all’interno del centro storico. Guidati dall’Associazione Orienteering Monti Dauni e con alla mano mappa e bussola, abbiamo individuato chiese, archi e viuzze più suggestive del borgo a caccia di lanterne numerate sulla mappa.

Consigliamo vivamente questo tour, improntato sulla conoscenza e divulgazione culturale delle tipicità dei Monti Dauni, perché non solo racconta territori incontaminati e ricchi di storia ma con un’identità volta alla salvaguardia paesaggistica, dei riti religiosi e delle tradizioni aggregative.

Dove dormire

Noi abbiamo dormito al Relais San Marco Luxury Guest House (Via San Marco 4) nel centro storico di Volturino.

L’edificio ottocentesco ha subito molteplici cambi di destinazione d’uso. Da palazzo nobiliare a caserma (con tanto di celle) a set cinematografico a casetta di Babbo Natale.

Recentemente, al fine di trasformarlo in struttura ricettiva, è stato sottoposto a un accurato restauro conservativo che ha salvaguardato le volte a botte e a crociera con i mattoncini a vista e una splendida scalinata in pietra.

Le camere, che soddisfano qualunque esigenza alloggiativa degli ospiti, sono arredate con sapiente equilibrio che mixa antico e moderno. Prevalgono i colori chiari che rendono l’atmosfera rilassante e l’ambiente luminoso.

Dalla terrazza del Relais, nelle giornate soleggiate, è possibile fare colazione con un panorama pazzesco sui Monti Dauni e godere di attimi di assoluta tranquillità.

Consigliatissimo!

Dove mangiare tra i borghi dei Monti Dauni

La Balconata, Via XXIV maggio 6, nel centro storico di Volturino.

In questo ristorante grazie a un menù semplice con prodotti a km0 e di stagione, potrete scoprire le tipicità gastronomiche dei Monti Dauni.

Come antipasto, ci sono stati serviti caciocavallo, cacioricotta, capocollo, salsiccia, bruschette, terrine con la cicerchia dei Monti Dauni e lampascioni (cipollotti amarognoli). Come primi, degli assaggini di lasagna classica al sugo, orecchiette con il sugo e la salsiccia, cavatelli con le cime di rapa, troccoli con sugo e cacioricotta e pasta con i fagioli. Per secondi, arrosto misto di maiale, agnello e vitello dei Monti Dauni con contorno di insalata.

Vino della casa: Don Antonio, Nero di Troia, La balconata

Coquus, via Luigi Blanch 19/21, nel centro storico di Lucera.

In questo ristorante dal concept moderno in un palazzo d’epoca caratterizzato dai mattoncini a vista, potrete sperimentare una cucina semplice ma ricca di sapore.

Noi abbiamo assaggiato come antipasto degli entree sfiziosetti dello chef e Acquasale alla Vicaiola. Come primo, dei troccoli al sugo domenicale e cacioricotta e per secondo delle ottime braciole di Manzo con misticanza locale e crema di aglio dolce. Per dessert, il tipico sporcamuss (un dolcetto ripieno di crema con cui è impossibile non sporcarsi la bocca!) e gelato al mosto cotto.

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