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Safari in Tanzania di 5 giorni: consigli pratici

Pubblicato: Ultimo aggiornamento il
Safari Tanzania Serengeti Park

Il mio viaggio africano non si è concluso con la scalata del Kilimanjaro via Machame Route! A fine avventura me ne sono concessa un’altra: un Safari in Tanzania low cost di 5 giorni!

Safari in Tanzania

Il diario di viaggio del Safari in Tanzania. Di Fabio Stomaci

Martedì 27 febbraio: Moshi, partenza per Arusha

Avevo contrattato 180$ al giorno per il safari in Tanzania ma per scrupolo ho voluto informarmi in loco se avessi spuntato un buon prezzo. Ovunque mi hanno confermato che il costo giornaliero si aggiorna tra i 180 e i 190$ quindi non ho preso una cantonata.

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Ghepardi nel Serengeti

Alle 13 Satiel, il mio contatto, mi accompagna ad Arusha. La strada è ben tenuta ma trafficata. Avanzando, il paesaggio diventa più verde perché ci avviciniamo al monte Meru e saliamo a quota 1300 m. Arrivati in hotel (l’Arusha Centre Inn) discutiamo sulle modalità di pagamento perché si presenta il solito problema. L’ingresso ai parchi si paga in dollari, quindi vogliono convertire gli euro in mio possesso con un cambio che mi fa perdere almeno 15€ su 300 ma non ho alternative. Saluto Satiel, che dovrò rivedere presto e, dopo aver fatto check in in una stanza decrepita, decido di andarmene per negozi. Qui i procacciatori d’affari e i commercianti sono davvero insistenti e la loro presenza pressante mi innervosisce tanto da darmi un senso di insicurezza. Tuttavia ad Arusha il cambio è migliore (2720ts per €) e scopro che qualcuno offre safari in Tanzania a 170$ al giorno.

Volge la sera, torno nei pressi dell’albergo e ceno in un locale spartano. Per 8000 Ts  ordino degli spiedini di carne, dell’insalata con peperoni e pomodori, chiapati ed una pepsi. Subito dopo mi ritiro in camera.

Mercoledì 28 febbraio: Safari Parco Lake Manyara

Partenza alle 7.30. Mi stupisce il fatto di non vedere altri turisti ma mi assicurano che troverò gli altri 4 compagni d’avventura al Parco (che dista 130 km). Due ore dopo sono all’ingresso del Lake Manyara, dove mi presentano John, l’autista, e una coppia di simpatici australiani, Billy e Katie. Il parco Lake Manyara si presenta lussureggiante; nei primi chilometri non si vedono animali, mentre poco oltre avvistiamo scimmie, giraffe, elefanti, facoceri, impala.

Proseguendo, costeggiamo il costone della Rift Valley: un frattura e rispettiva depressione (invasa da laghi e fiumi), venutasi a creare tra due placche tettoniche, che parte dalla Siria ed arriva in Mozambico!

Ci fermiamo tra i piedi del costone ed il lago per osservare, lungo una passerella, i fenicotteri rosa; vi sono anche altre varietà di uccelli, tutti attratti dalla forte presenza di alghe e plancton. Di chilometro in chilometro osserviamo gnu, bufali, ippopotami. Alle 17.30, usciamo dal parco per andare nel Jambo camping, un camping recintato, dotato di ottime tende, discreti servizi e persino una piscina e il collegamento WIFI! Ceniamo a base di zuppa, pollo e frutta. Stasera al gruppo si è aggiunta anche un’altra coppia di tedeschi, Federica e John. Dopo cena, mi fermo con la guida ad ascoltare un gruppo musicale che si esibisce in cambio di una mancia.

Giovedì 1 marzo: Direzione Serengeti.                                                                   

Notte tranquilla, solita colazione e alle 9.15 si parte. L’autista ci informa che impiegheremo 5 ore per arrivare al Serengeti gate e nel frattempo, avanzando, saliamo di quota sino a 1500m. Per arrivare a destinazione, bisogna attraversare prima il Parco del Ngorongoro. Ci muoviamo su sterrato e a quota 2200m ci fermiamo al belvedere del cratere Ngorongoro. Una bocca enorme: un diametro di 20 km ed una profondità di 600 m che lasciano senza parole! Appena ripartiti, rompiamo il supporto di una balestra. Per ripararla, servono un meccanico e tanta pazienza: in questi casi la parola d’ordine è HACUNA MATATA (non ci sono problemi)!

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Un Masai Boma

Quando dopo due ore ripartiamo, dal sentiero in quota caratterizzato da una vegetazione rigogliosa, scendiamo a 1000 m circa in una prateria che è la terra dei MASAI, una tribù di pastori ed allevatori di mucche, pecore e capre, che veste con stoffe di cotone quadrettato rosso-blu e sandali ai piedi. Tra i boma (i villaggi) dei Masai, vi sono zebre, gnu, impala, asini. Lo sguardo si perde tra questi territori pianeggianti e si rimane esterrefatti.

Un’insegna indica l’ingresso del Serengeti. Le vastissime praterie sono interrotte solo da qualche kopje (conformazioni rocciose) dove è facile trovare dei leoni che oziano di giorno e cacciano di notte.

Nel Serengeti si trovano i Simba Kopjes, una perfetta location per avvistare i leoni perché sono le rocce più alte del parco (lo sapevate che Simba significa proprio leone in lingua swahili?)

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La grande migrazione nel Serengeti

Mentre percorriamo centinaia di chilometri nella prateria, gli avvistamenti si fanno sempre più frequenti.  Le mandrie, seguendo l’odore delle piogge, sono protagoniste della famosa grande migrazione (la wildebeest migration*) in un’area vastissima che comprende Tanzania e Kenya passando per i parchi del Masai Mara e del Serengeti e la Ngorongoro Conservation Area.

*Protagonista indiscusso della grande migrazione è il wildebeest, lo gnu, un animale goffo e pesante, che a maggio si sposta dalle pianure nelle foreste in cerca di acqua e cibo e a novembre torna nelle pianure verdeggianti. Si stima che durante la wildebeest migration si spostino un milione e mezzo di gnu (ecco perché si usa il loro nome per identificarla) insieme a gazzelle e zebre oltre ai terribili predatori dai cui agguati devono guardarsi continuamente. Vita e morte: le facce della stessa medaglia in Africa. Il periodo migliore per assistere alla Grande Migrazione al Nord, è da metà luglio a inizio ottobre.

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La Grande Migrazione nel Serengeti

A colpire la mia attenzione, un gruppo di iene che sbrana una carcassa di gnu e un serval (gatto tigrato). Al calar del sole arriviamo in un camping in piena savana, si montano subito le tende al buio, mentre il cuoco ci prepara un pasto caldo a base di zuppa, spaghetti alla bolognese e frutta. Sono le 21 e mi chiudo in tenda perché è pericolosissimo starsene in giro.

Venerdì 2 marzo: Parco Serengeti                                

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Una giraffa nel Serengeti Park

Mi sveglio alle 3 di notte. Vorrei andare in bagno ma ho una dannata paura di uscire in piena notte dalla tenda. Resisto, cerco di non pensarci e per fortuna mi riaddormento. Alle 5 mi chiamano: è ora di prepararsi. Con estremo sollievo mi alzo e in 5 minuti sono pronto ma il ranger, fuori dalla sua tenda, è in ascolto. Un secondo dopo mi intima di rientrare perché più in là c’è un leone. I miei timori non erano infondati. Rientro immediatamente e chiudo tutte le cerniere! Dopo 20 minuti si affacciano gli altri  e approfitto per correre (finalmente) al bagno e poi nell’area recintata dove si può fare colazione. Un tè veloce e alle 6 si parte per un game drive quando è ancora buio.

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Leonesse nel Serengeti

Avvistiamo migliaia di zebre, gnu, manguste, ma in tarda mattinata incrociamo ben tre leoni che in tutta tranquillità si accostano alla jeep e notiamo due ghepardi che attaccano un impala! Ma non sempre si è così fortunati: a volte si guida per ore senza scorgere niente. Quando rientriamo al campo siamo affamati, ci servono un brunch a base di patate, wurstel con peperoni e pomodori crudi e della frutta.

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Sua Maestà il leone nel Serengeti Park

Dopo due ore si riparte sulla via del ritorno, l’autista ci chiede se vogliamo fermarci a visitare un boma dei Masai al costo di 10€ cadauno, ma agli altri non interessa e quindi riprendiamo la salita verso il vulcano Ngorongoro e a 2200 m ci fermiamo al camping SIMBA. Anche se non ha protezioni, si presenta con dei servizi nettamente superiori, abbiamo solo qualche problema con la pioggia che filtra all’interno delle tende e con il cuoco che non prepara una cena eccellente.

Sabato 3 marzo: Parco Ngorongoro                                                                  

Dopo una notte in compagnia dei bufali che ruminano tra le tende, sveglia alle 5 sveglia per andare nel cratere del vulcano. Arrivati al gate è già giorno. Pur avendo un diametro di 20 km sembra un piccolo zoo in confronto all’esperienza del Serengeti. La jeep si muove su strade sterrate ed in lontananza vediamo tre rinoceronti, ippopotami e non mancano gnu, iene, leoni, bufali, antilopi… Per quel che mi riguarda, è un paesaggio piatto. Alle 11 risaliamo e ci avviamo al campo tendato per il pranzo; subito dopo si riparte per il camping del primo giorno che si trova nel villaggio MTO WA MBU. Con mia grande sorpresa, scendo solo io. Gli altri, infatti, vanno tutti via per Arusha. Naturalmente do il mio contributo per la mancia del driver e del cuoco (30$). Sono le 15. Ho il tempo per il bucato, per una doccia e di uscire nel villaggio che si sviluppa lungo la strada principale. Vengo attratto da un negozio di souvenir dove lavorano il legno a mano. Per 25€ compro una giraffa in ebano ed uno svuota tasche. Ora, seduto accanto la piscina, scrivo queste righe nell’attesa di capire domani con chi andrò al Parco del Tarangire e soprattutto per coordinare il rientro ad Arusha e poi a Moshi. A cena siamo in sette (inglesi, giapponesi e norvegesi). Faccio amicizia con Larz, un ragazzo ventiduenne dall’aspetto strano, ma è simpatico! Il tempo di credere di aver trovato un gruppo con cui partire, che scopro che tutti andranno al Parco Ngorongoro, quindi sono punto ed a capo. Mi devo solo attenere ai loro due comandamenti POLE POLE (piano piano) ed HACUNA MATATA (non ci sono problemi). Il nuovo cuoco, che stenta a parlare in inglese, mi riferisce che è previsto l’arrivo di due autisti al campo ma quando mi ritiro in tenda, non ne ho visto neanche uno. Domani sarà un altro giorno.

Domenica 4 marzo: Parco Tarangire

A colazione scopro con piacere che ci son due autisti, uno è il mio ed arriverà da Arusha e l’altro accompagnerà il resto del gruppo. Intanto tutti partono ed io rimango sempre più solo, mi conforta la presenza del vecchio cuoco che allontana da me il presentimento di essere stato imbrogliato. Alle 8.30 arriva il mio autista, lo stesso di 5 giorni fa, che mi spiega il programma. Mi porterà ad un incrocio dove salirò su una jeep di passaggio e la sera mi recupererà da lì per raggiungere Arusha. Alle 10 in punto, al crocevia, mi aspetta una jeep con dentro una coppia spagnola ed una lussemburghese. Sono il più anziano del gruppo ma si crea subito una bella complicità. Alle 11.40 entriamo nel TARANGIRE Park. Ci accolgono tantissimi baobab imponenti e non mancano gli alberi di acacia, prelibatezza delle giraffe.

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Tarangire Park

Il panorama si fa interessante. Più si avanza e più il terreno diventa pianeggiante, costeggiamo un fiume in secca ma con vegetazione rigogliosa sulle rive. Incrociano molti branchi di elefanti che si abbeverano alle pozze d’acqua. Avvistiamo due leoni e poi un altro ancora intento a cacciare facoceri; di impala se ne vedono pochi. Il Tarangire merita un bel secondo posto, naturalmente dopo il Serengeti; questi parchi sono uno la continuazione dell’altro e gli animali si spostano per chilometri e chilometri.

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Elefanti tra le pozze di acqua del Tarangire

Dopo 5 ore usciamo dal parco e tutto va secondo il programma. Prendo un passaggio per Arusha e poi il fratello di Satiel mi recupera per riportarmi al mio hostel (We travel hostel) dove fortunatamente trovo ancora un posto libero (una vera fortuna visto che oggi in città c’è una maratona e avrei potuto trovare tutto full!).

Lungo la strada rivedo la stessa povertà notata all’andata. Molti vivono nelle baracche, pochi nelle case. Tutti si arrangiano e provano a tirare avanti. Tranne le vie principali, le strade sono in terra battuta, c’è un forte contrasto con il nostro mondo e a volte ci si sente fuori luogo. La gente chiede una mano, i procacciatori vogliono vendere la merce: è una nazione che nel perseguire lo sviluppo marcia a ritmi diversi. Il Kilimanjaro, i parchi e le isole attirano migliaia di viaggiatori ma la sensazione è che ci sia un forte gap tra i pochi che si arricchiscono grazie al turismo e la maggior parte della popolazione che vive di stenti. Sono sulla solita terrazza a sorseggiare una birra in attesa della cena, mi rilasso e mi godo questi momenti, sapendo ormai di aver centrato tutti i miei obiettivi.

Grazie a Dio volge tutto al termine per il meglio e pur avendo viaggiato da solo non ho avuto alcun contrattempo. Sono contentissimo di aver realizzato un sogno che conservavo nel cassetto da 10 anni e che avevo rimandato in attesa di trovare un compagno di avventura. Ho fatto bene a partire, nonostante tutto. Devo ammettere che la svolta è stato il diario di viaggio pubblicato su Turista di Mestiere che mi ha fatto capire quanto fosse fattibile la scalata. A Monica il mio grazie nella speranza che queste mie parole possano servire a qualcun altro libero viaggiatore ad avventurarsi sulla cima del Kilimanjaro ad ammirare gli ultimi ghiacciai perenni o tra i big five della Tanzania! HACUNA MATATA!

Sapete cosa si intende per BIG FIVE? In Sud Africa, con questa espressione, si intendevano i 5 animali più pericolosi da cacciare durante la battuta di caccia: l’elefante, il leone, il leopardo, il rinoceronte e il bufalo. Oggi, si intende più genericamente di avvistamento dei big five durante un safari (non per niente, è anche una delle mie 100 cose da fare prima di morire!). Pensate che ciascun taglio delle banconote sudafricane riportano sul retro uno di questi animali, mentre sul fronte c’è l’indimenticato Mandela.

Visto per la Tanzania

E’ necessario il passaporto con validità residua di 6 mesi e due pagine libere per l’applicazione del visto.

Il visto (agosto 2019) viene ANCORA rilasciato in aeroporto all’arrivo (50$). Abbiamo ricevuto notizie discordanti sulla modalità di pagamento. Alcuni sono stati obbligati  a pagare in contanti altri con carta di credito quindi dotatevi di entrambi per evitare disguidi.

E’ già operativo però il sito per la richiesta online (a breve, terminato il periodo di rodaggio, sarà l’unica modalità consentita).  Si compila il modulo online, si pagano 50$ e si ottiene via mail un codice a barre (Visa Grant Notice) che dovrà essere presentato all’arrivo in aeroporto. Solo alla presentazione di questo codice all’immigrazione verrà rilasciato il visto vero e proprio, quindi si può fare la domanda online anche con largo anticipo visto che la validità del visto (90 giorni) inizia solo dalla data di emissione (e cioè all’arrivo in aeroporto). Tempi di rilascio: in media 5 giorni. P.S. ciascun viaggiatore dovrà compilare e pagare una richiesta di visto, non esistono domande cumulative (es. per le famiglie).

In alternativa, si presenta la domanda presso l’Ambasciata di Tanzania a Roma (Viale Cortina d’Ampezzo, 185) o presso il Consolato a Milano Consolato a Milano (viale Piceno 5) consegnando il modulo compilato, il passaporto, una fototessera e fotocopia del biglietto di ritorno o della conferma di volo.  Con questa modalità, il visto viene applicato subito sul passaporto e quindi la validità (90 giorni) parte immediatamente. Tempi di rilascio: 3-5 giorni lavorativi. Pagamento: 50€ (anche questo online o via bonifico, dettagli qui). Se non potete recarvi personalmente, dovrete spedire tutto, compreso il passaporto in originale, via raccomandata e allegare alla pratica copia dell’avvenuto pagamento.

Che vaccini fare per la Tanzania?

Nessun vaccino è obbligatorio. Sebbene il circuito dei parchi del nord, data l’altitudine, è a rischio ridotto rispetto alle aree a livello del mare, si consiglia la profilassi antimalarica con assunzione di Lariam (5 pasticche totali: la prima, una settimana precedente la data di partenza; la seconda il giorno prima e le ultime 3 ogni 7 giorni. Il farmaco è prescrivibile, così lo pagate 4 anziché 26€). Io invece ho optato per quello contro la febbre gialla, somministrato presso la ASL di competenza (38 €).

Cosa mettere in valigia?

Per il safari in Tanzania ad agosto sono consigliati abiti che proteggano braccia e gambe dagli insetti e prediligete tinte sahariane. Visto che la sera la temperatura scende sensibilmente, abbiate cura di portare felpe e maglioncini. Portate scarpe robuste per camminare in sicurezza nella savana e scarpe antiscivolo per l’escursione nel torrente. È inoltre consigliabile portare in valigia un buon repellente per le zanzare tropicali, crema solare e cappellino.

IMPORTANTE: Dal 1° giugno 2019 vige il divieto per i viaggiatori introdurre nel paese buste di plastica. Fanno controlli a campione nei bagagli quindi evitate di portarne con voi!

Quanti giorni per il safari? 

Io ho prenotato un safari in Tanzania di 5 giorni ma, tenendo conto che il costo in tenda varia da 170 a 200$ al dì, consiglierei di evitare il parco del Ngorongoro che, rispetto agli altri parchi, mi è piaciuto meno.

Con chi prenotare il safari in Tanzania? 

NOTA DELL’AUTRICE DEL BLOG: Il nostro amico Fabio, leggendo l’articolo proprio su Turista di Mestiere Scalata del Kilimajaro via Marangu Route aveva scoperto Satiel e la sua agenzia (King of Kilimanjaro Expedition) e ha prenotato tutto con lui. Di fatto però non si è trattato di un safari privato ma si è aggregato di volta in volta a tour giornalieri salendo a bordo di jeep con altri viaggiatori con pick up a orari concordati. Un modo per risparmiare che però non fa al caso di chi, ad esempio, ha bisogno di conoscere preventivamente la tabella di marcia o il nome e i riferimenti dell’autista.

Nel corso di un altro safari in Tanzania ad agosto 2019 (della durata di 9 giorni) abbiamo sperimentato un’altra agenzia (davvero, davvero top!) che ci sentiamo di consigliare senza la minima esitazione! Leggete l’articolo Safari in Tanzania in agosto se volete conoscere nel dettaglio il nostro tour privato e l’itinerario proposto, adatto solo a veri viaggiatori (con tappe decisamente meno classiche!).

Quanto costa un safari in Tanzania?  

Il safari di 5 giorni mi è costato 900$ (180$ al dì, ingressi compresi ovviamente). Per il viaggio complessivo (Safari + scalata del Kilimanjaro via Machame Route 3000€). Dal mio punto di vista, tagliando la notte nel parco Ngorongoro si risparmiano 180$ e accorciando di 2 giorni la scalata del Kilimanjaro si contengono ulteriormente le spese.

NOTA DELL’AUTRICE DEL BLOG: con l’altra agenzia che consigliamo nell’articolo linkato prima, invece, si paga tutto anticipatamente in dollari e non si è costretti a pagamenti giornalieri in loco o a cambi (sfavorevoli) lastminute. Contrariamente all’opinione di Fabio, nel safari di 9 giorni abbiamo visto parchi pieni di fascino che non ci sentiamo di sconsigliare quindi leggete anche l’altra esperienza per farvi un’idea dei pro di un tour privato.

Articolo e foto di Fabio Stomaci

10 commenti

Raffaella 11 Novembre 2023 - 18:40

Ciao posso avere il nome dell’agenzia in Tanzania?
Grazie

Rispondi
Monica Nardella 4 Gennaio 2024 - 11:35

Ciao Raffaella, mail per te!!!

Rispondi
Ale 7 Gennaio 2020 - 11:38

Ciao, leggendo l’articolo ci siamo incuriositi riguardo l’agenzia.. andare in Tanzania e non fare un safari sarebbe un peccato!

Rispondi
Monica Nardella 10 Gennaio 2020 - 15:25

No dai, andare in Tanzania e non fare il safari no! Ti ho mandato la mail!

Rispondi
simone 19 Marzo 2019 - 22:11

Ciao, ho letto il tuo articolo perché anche io e la mia ragazza vorremmo fare un safari quest’estate in tanzania.
Non ho capito due cose: quanto ti è costato solo il safari?
posso decidere io i giorni e le notti da fare o sono tutte già organizzate?
Grazie

Rispondi
marina 18 Marzo 2019 - 18:10

Ciao Monica
Volevo sapere a chi ti sei rivolta per il safari nei parchi. Un’agenzia locali direttamente lì o prima di partire?
Grazie
Marina

Rispondi
rossella 22 Settembre 2018 - 20:29

Ciao!ho letto il tuo articolo per capire come muovermi per organizzare un safari nei parchi del circuito nord e soprattutto per avere il nominativo di un tour operator locale di riferimento…insomma qualcuno che esista davvero e che non sparisca con la nostra caparra…HO LETTO DI SATIEL E DEL KING OF KILIMANJARO TOUR OPERATOR però ho letto sempre nel tuo articolo: “Arrivati in hotel (l’Arusha Centre Inn), il proprietario – che è anche il responsabile dell’agenzia (Safari Book Evolution) a cui sono stato assegnato- non c’è.”. Quindi volevo capire: non sei stato seguito da Satiel ma sei stato “riassegnato” a un’altro Tour Operator?
E poi, se possibile, vorrei chiederti quanto tempo prima della tua partenza hai comprato il volo? e indicativamente sapresti dirmi quale sarebbe un buon prezzo per un volo a/r in agosto?non ho idea di cosa possa costare e quindi non capisco se quello che sto trovando abbia un prezzo vantaggioso o no…grazieeee
Rossella

Rispondi
Monica Nardella 14 Ottobre 2018 - 16:52

Ciao Rossella, scusa per il terribile ritardo… Satiel e la sua agenzia sono stati determinanti per il tour sul Kili mentre, per il safari, ci ha indicato un’altra agenzia (la Safari Book Evolution) che ha chiesto una fee assolutamente in linea con i prezzi di mercato e uno standard di livello molto buono. Biglietto comprato 2 mesi prima (circa) e per la spesa molto dipende dalla città di partenza visto che in generale ad agosto le tariffe aeree per qualunque destinazione salgono molto. Credo che 800€ circa sia il costo medio. Iscriviti sull’avviso prezzi di skyscanner inserendo le date esatte. Il sito ti invierà il prezzo con le oscillazioni e potrai decidere di comprare appena la tariffa sarà i tuo gradimento 😀

Rispondi
Cris 14 Maggio 2018 - 23:12

Ciao e grazie mille per aver segnalato il mio post 🙂
Vedo che la Tanzania ti è piaciuta e… come poteva essere altrimenti!
Di safari ne ho fatti tanti e questo è stato il più emozionante: al secondo posto, il Botswana!

Rispondi
Monica Nardella 16 Maggio 2018 - 19:24

Il tuo blog è super interessante e mi fa piacere condividere articoli scritti bene e con cognizione di causa! Vorrà dire che verrò a leggere anche il post sul Botswana!

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