Siete in cerca di un viaggio inusuale all’insegna della natura e della spiritualità? Oggi vi portiamo in Bhutan per conoscere il Monastero di Taktsang Palphug, un complesso di templi buddisti arroccato su uno sperone roccioso a 900 metri a strapiombo sulla Valle di Paro!
Il Monastero di Taktsang Palphug
Tutto ebbe inizio nel 1692, quando Gyalse Tenzin Rabgye diede impulso alla costruzione del sito sacro in prossimità della caverna dove, nell’ottavo secolo, meditò il Guru Padmasambhava.
Il monastero (il più sacro del paese al quale i fedeli devono giungere in pellegrinaggio almeno una volta nella vita) è anche conosciuto con il nome di Tana della Tigre.
Il nome deriva dalla leggenda secondo la quale il Guru raggiunse Taktsang volando in groppa ad una tigre per combattere i demoni locali e diffondere la religione buddista nel paese.

Monastero di Taktsang Palphug – foto | Tara Proud
Il sito sacro è costituito da quattro templi principali e ben otto caverne, di cui la metà di facile accesso. La grotta dove entrò per primo il grande Guru è chiamata ‘Tholu Phuk‘ mentre ‘Pel Phuk‘, raggiungibile mediante un passaggio alquanto disagevole, è la caverna dove visse e meditò per tre mesi.
Al suo interno si trovano lampade votive sempre accese, immagini sacre e, in una celletta, una Sacra Scrittura realizzata con polvere d’osso e oro.
Le varie zone del Monastero, perfettamente incastonate nella montagna, sono collegate tra loro tramite sentieri, scalini scavati nella roccia e ponti di legno sospesi.
Il tempio, posto nella parte più alta, racchiude al suo interno anche una statua del Buddha.
Il 19 aprile del 1998 un devastante incendio, dalle cause ancora ignote, divampò nel complesso sacro causando la morte di un monaco e la distruzione di molti tesori di inestimabile valore.
Il monastero venne ristrutturato, grazie a costosi lavori sotto la direzione del Re del Bhutan, e consacrato nel 2005.
Di straordinaria bellezza sono i 5 sacri dipinti che raffigurano il Buddha intento a combattere i demoni.
Incredibile anche la sacra collina decorata con quattro visi dipinti con colori differenti (giallo, rosso, verde e bianco, ciascuno simboleggiante gli stili di vita che un uomo può condurre).
L’accesso dei turisti nel monastero è stato concesso a partire dal 2005, ma è indispensabile che la guida richieda in via preventiva l’autorizzazione.

Monastero di Taktsang Palphug – foto di tlupic
Per raggiungere il sito, dovrete inerpicarvi lungo una ripida mulattiera che attraversa una foresta di pini adornata da moltissime bandierine colorate lasciate dai fedeli durante il proprio pellegrinaggio.
L’escursione, a piedi o a cavallo (almeno per parte della salita), richiede circa 2 ore e mezza (anche tre per i meno allenati). Lungo il sentiero, attraverserete anche un ponte: il corso d’acqua è quello generato da una cascata alta 60 metri considerata sacra.
Tra le difficoltà da segnalare, oltre alla notevole fatica del percorso, il mal d’altitudine (ricordiamo che la montagna si trova a più di tremila metri d’altezza!) che potrà essere affrontato con una sosta in un bar-ristorante posizionato a metà dell’escursione.
La fatica verrà comunque ampiamente ripagata dal panorama. La coltre di nuvole incombente sulla foresta, regala alla location un aspetto ancora più affascinante e suggestivo (a volte persino spettrale).
Finalmente giunti al monastero, all’ingresso, dovrete registrare i vostri dati e depositare borse, cellulari e macchine fotografiche, poiché è assolutamente vietato scattare fotografie.
Bhutan, il paese più felice al mondo
Il Bhutan, incastonato tra Cina ed India, appare come un quadro impreziosito da un’inestimabile cornice: la catena montuosa dell’Himalaya. Grande quanto la Svizzera, ha una densità di popolazione tra le più basse del mondo.
Eppure… Nel paese è stato inserito un originale indice di benessere – sostenuto da importanti attività benefiche -: parliamo del GNH (“Gross National Happiness”) cioè a dire la “Felicità Interna Lorda”.
Nonostante la povertà di questo “staterello” asiatico, il GNH lo posiziona all’ottavo posto nel mondo!
È infatti risaputo che in Bhutan regni un senso di pace quasi irreale, lontano da stress e frenesie a beneficio di ritmi lenti scanditi dalla religione e da antiche tradizioni.

paesaggio – foto | tlupic
Quando andare in Bhutan
L’autunno è la stagione migliore per recarsi in Bhutan visto che le giornate limpide e serene permettono una migliore visuale del paesaggio circostante. Assolutamente da evitare è invece il periodo dei monsoni che va da giugno ad agosto, a causa dell’alta probabilità di forti piogge.

tsechu (festa locale) – foto | Tara Proud
Inoltre in primavera ed autunno in Bhutan si celebrano vivaci e coinvolgenti feste, i tsechu. Parliamo di cinque giorni di danze in maschera, spettacoli teatrali tramandati di generazione in generazione, manifestazioni sacre e religiose in una location d’eccezione: gli dzong, le fortezze-monastero dalle architetture tipiche.
Durante queste feste, divertimento e religione si fondono insieme, l’atmosfera è pura e sincera ed i bhutanesi indossano i loro abiti ed accessori migliori.
Come arrivare
La linea aerea nazionale, la Druk Air, vola da Bangkok, Calcutta, Gaya, New Delhi e Kathmandu a Paro (l’aeroporto internazionale).
Il visto turistico è obbligatorio e dovrete farne richiesta alle autorità di Thimphu, la capitale (Council of Bhutan, sito web www.tourism.gov.bt e-mail info@tourism.gov.bt) che vi metterà in contatto con tour operator locali riconosciuti.
Per l’emissione del visto, è richiesto il pagamento di 40 dollari. La validità del visto turistico è di 90 giorni. A questo costo va aggiunta la SDF, la Sustainable Development Fee una “tassa di sostenibilità” abbastanza costosa pagata al momento della richiesta del visto.
- 200 dollari al giorno per gli adulti
- 100 dollari al giorno per i minori dai 6 ai 12 anni
- gratis per i bambini fino a 6 anni
Questa tassa gioverà di uno sconto del 50% fino al 31 agosto 2027. Se il viaggio viene annullato la SDF viene rimborsata. Per domande relative alla SDF potete scrivere una email: hosts@tourism.gov.bt.