Nella caratteristica piazza Sant’Ignazio, a Roma, si affaccia la chiesa barocca di Sant’Ignazio da Loyola. Questa chiesa, imponente nelle dimensioni (81,5 m di lunghezza e 43 m di larghezza) e opulenta negli arredi, ha una particolarità: i trompe l’oeil di Andrea Pozzo.
La chieda di Sant’Ignazio a Roma
Nel pavimento della navata centrale troverete un disco dorato.
Posizionatevi sul disco e guardate verso l’alto: ammirerete un secondo tempio (frutto di un gioco di prospettive) fatto di archi e colonne che celebra la Gloria di Sant’Ignazio.
Ma un’altra simulazione prospettica vi attende verso l’altare. Un altro segno sul pavimento vi indicherà il punto in cui sostare: vedrete una suggestiva e realistica cupola che di fatto non esiste (mai realizzata, forse per ragioni economiche).
Si entra in questa chiesa attirati dai famosi trompe l’oeil ma poi si scopre un piccolo capolavoro artigianale del maestro ebanista napoletano Vincenzo Pandolfi, situato nella navata laterale di destra. Si tratta di un’opera composta da legni pregiati (scala 1:200) intitolata “Tempio di Cristo Re”.
Pandolfi ha impiegato 28 anni per realizzarla e il pensiero che l’ha ispirato durante il lavoro è stato il dialogo tra le religioni affinché regni la Pace Universale là dove, ancora oggi, ci sono contrasti causati dal diverso sentire.
Nell’opera sono stati scolpiti tutti monumenti simbolo di ciascuna religione (situati in diverse città nel mondo), li uni accanto agli altri, in circolo, in modo che nessuno prevalga sull’altro.
Tutti però convergono verso un’unica Verità: una Chiesa che accolga tutti, senza distinzione. Molto, molto emozionante.