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Angkor Wat, la nostra avventura!

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Angkor Wat cambogia copertina

Il nostro viaggio in Cambogia verso le rovine di Angkor Wat ha seguito un percorso tortuoso, dopo due settimane di giro per il Vietnam. Siamo arrivati nella cittadina di Siem Reap, punto di partenza ideale per l’escursione, dopo un volo di circa 1 ora proveniente da Ho Chi Minh City, ex Saigon.

Siem Reap

Siem Reap, capoluogo dell’omonima provincia situata nel nord ovest della Cambogia, in italiano significa “luogo dove sono stati sconfitti i Siam” (i vicini abitanti della Thailandia). Un centenario conflitto ha visto infatti i due popoli contrapposti. La cittadina sorge sul campo di battaglia dove nel corso del 1.500 d.C. il re Ang Chan di Cambogia ha trionfato sull’esercito thailandese catturando quasi 10.000 militari.

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La bandiera

Punto di accesso privilegiato per i templi di Angkor, a Siem Reap i prezzi sono molto più alti che nel resto della Cambogia.

Qui le valute accettate sono due: il riel cambogiano ed il dollaro Usa, forse anche più gradito della moneta nazionale. La cittadina, a parte la vicinanza dal sito, non ha molto da offrire: hotel, ristoranti, un mercato ed il fiume che la attraversa.

Nel mercato potrete trovare soprattutto vestiario a buon prezzo, spezie e souvenir legati ai templi di Angkor. Per capire l’importanza che il sito religioso ricopre all’interno dell’economia e della storia della nazione basta osservare la bandiera nazionale cambogiana che al centro presenta proprio il tempio di Angkor Wat.

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Pub Street

Molto popolare in città è la Pub Street, una via affollata piena di locali dove passare una serata divertente per brindare alla visita del sito o almeno, noi lo abbiamo fatto e sono sicuro che anche negli altri bar gli avventori non siano stati da meno.

Dopo i brindisi, sono iniziati i preparativi per la visita al sito di Angkor dell’indomani. La cittadina dista 5km e abbiamo deciso di percorrerli a bordo del Tuk – Tuk di prima mattina.

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Tuk tuk in Cambogia

Angkor Wat, un po’ di storia

Angkor è uno dei più importanti siti archeologici del sud-est asiatico. Si estende infatti su una superficie di circa 400 km2, e contiene le meravigliose spoglie delle differenti capitali dell’impero Khmer, tra il 9° ed il 15° secolo.

Nel 1860 il sito venne scoperto dal francese Henri Mouhot che lo descrisse con queste parole: “…eretto da qualche antico Michelangelo…è più grandioso di qualsiasi cosa ci abbiano lasciato i greci o i romani, e contrasta tristemente con la situazione selvaggia in cui versa ora la nazione”.

Nel 1916, Henri Marchal, nominato Conservatore del sito, descrisse così il loro primo incontro: “…all’improvviso, uno strappo nella vegetazione strappò a tutti noi un grido di stupore: laggiù contro il cielo bluastro, al di sopra delle fronde si stagliavano nel cielo le cinque torri del tempio di Angkor Wat.

Visione fiabesca, apparizione fuggitiva perché subito i meandri del mistero la facevano scomparire sotto un velo di foglie. Ma in quel breve istante era sorto nello spazio il miracolo dell’arte khmer”.

Molto tempo è passato dalle descrizioni citate ed il sito nel 1992 è diventato patrimonio dell’UNESCO, anno in cui ha iniziato a godere di un esteso programma di salvaguardia anche dell’area circostante.

La visita di Angkor Wat

Il sito è diviso in due circuiti: il Piccolo ed il Grande Circuito. Entrambi partono dall’Angkor Wat e proseguono nell’Angkor Thom. Finita la visita di quest’ultimo, se si esce dalla Porta della Vittoria, si imbocca il  cosiddetto Piccolo Circuito che comprende in senso orario il Ta Keo, il Ta Prohm, il Banteay Kdei e il Prasat Kravan entrando poi nell’ Angkor Wat dalla porta orientale.

Uscendo invece dalla porta settentrionale dell’Ang Kor Thom, ci si muove sul Grande Circuito che comprende il Preah Khan, il Neak Pean, il Ta Som, il Mebon Orientale, il Pre Rup, il Bat Chum, il Prasat Kravan e si chiude ancora sulla porta orientale dell’Angkor Wat.

Noi in una giornata abbiamo fatto il giro del Piccolo Circuito muovendoci con il tuk – tuk. Per il Grande Circuito è necessario più tempo e ricordiamo che esistono diversi mezzi per effettuare la visita del sito: la bicicletta, la mongolfiera, l’elicottero o a dorso di elefante!

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Angkor Wat, ingresso

All’entrata del sito troverete molte guide disposte ad accompagnarvi: la raccomandazione di non cedere alla prima offerta e di contrattare almeno un minimo è d’obbligo!

In questo modo, infatti, alla fine del giro potrete valutare di dare una mancia alla guida. Noi lo abbiamo fatto perché ha reso l’escursione interessante e divertente allo stesso tempo.

Arrivati all’entrata principale e percorso i primi scalini, abbiamo superato il fossato d’acqua sopra al ponte dell’Arcobaleno che, da un punto di vista simbolico, rappresenta il viaggio all’interno del cosmo per giungere dalla Terra alla dimora celeste.

Ai lati del ponte accompagnano nel tragitto due rappresentazioni dei serpenti naga, razza di rettili che una leggenda cambogiana vuole come capostipiti della popolazione locale.

All’interno di Angkor i serpenti naga sono stati raffigurati con sette teste per rappresentare le sette razze presenti nella società naga che nella mitologia vengono associate ai colori dell’arcobaleno.

Camminando lungo il ponte abbiamo scorto in lontananza il tempio di Angkor Wat con le sue cinque cupole.

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Angkor Wat

Angkor Wat significa “Città Tempio” ed è una rappresentazione simbolica del Monte Meru, il monte degli dei. Il percorso dal basso verso l’alto rappresenta un cammino spirituale dallo stato umano a quello divino. Per questo motivo il popolo aveva accesso solo alla parte bassa del tempio, mentre quello alle cupole era consentito solo ai sacerdoti ed agli appartenenti alla famiglia reale.

Angkor Wat fu fatto erigere nel XII° secolo d.C. dal re Suryavrman II in soli 30 anni, grazie ad un’ingegnosa tecnica di costruzione: il re infatti ordinò la partenza contemporanea della realizzazione di tutti e quattro i lati dell’edificio.

Le immagini incise sui bassorilievi all’interno del tempio ci raccontano molto della società khmer di quel periodo: rappresentano infatti un esercito potente e una città dalla ricca vita sociale.

Troviamo eleganti dame, raffinati palazzi in legno carichi di ornamenti e sculture, innumerevoli schiavi, scribi, sacerdoti, giullari, musici, cavalli ed elefanti che fanno corona a portantine e troni circondati da parasole, ventagli, bruciaprofumi, musici e danzatrici: una capitale ed una corte imperiale di ineguagliabile ricchezza!

Inizialmente all’interno del muro di cinta erano contenuti anche la città ed il palazzo reale, che però in quanto palazzi non sacri erano stati costruiti con materiali deperibili che si sono erosi nel corso degli anni.

A differenza della gran parte dei templi khmer Angkor Wat ha un orientamento verso ovest invece che verso est. Questa condizione ha fatto propendere molti storici per l’idea che il tempio fosse stato costruito dal re con la funzione di tempio funerario e l’ipotesi sarebbe confermata anche dall’analisi di alcuni bassorilievi che procedono in senso inverso rispetto all’ordine normale.

Nel corso dei funerali Brahminici infatti i riti vengono effettuati in ordine inverso, procedendo in senso antiorario invece che in quello orario.

Il tempio originariamente era dedicato a Vishnu, del quale si trova una statua all’ingresso oltre ad altre rappresentazioni, ma nel corso degli anni è stato convertito al Buddhismo Teravada.

Poiché all’interno di Angkor ogni dettaglio meriterebbe un approfondimento, soprattutto per il valore simbolico, piuttosto che descriverlo, preferisco stuzzicare la fantasia con qualche scatto, sperando che vi invogli a partire il prima possibile!

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I simboli

Dopo circa 3 ore, abbiamo concluso questa prima parte della visita.

La percezione del tempo, durante il tour, ve lo assicuro, risulta sfalsata. Appena varcata la soglia, ci si trova totalmente immersi nella storia del regno Khmer ricca di battaglie e divinità così lontane dalla nostra cultura!

Saliti nuovamente sul tuk – tuk, abbiamo scoperto che il sito di Angkor ha ancora una sua popolazione. Infatti al di fuori delle zone con i templi si trovano piccoli bar e bancarelle dove comprare della frutta fresca e delle bibite per rinfrescarsi. Un toccasana prima di ripartire per la visita di Angkor Thom, la capitale del regno Khmer.

Angkor Thom

La città venne costruita da Jayavarman VII per ridare fiducia al suo popolo dopo la liberazione dall’invasione Cham che aveva lasciato una grave desolazione: erano stati infatti violati per la prima volta i templi di Angkor, bruciati i palazzi e distrutti i santuari ed i monasteri.

Il risultato di questo progetto di rinascita fu la creazione di Angkor Thom, “la Grande Città”, protetta da possenti mura. Enormi furono le risorse investite per riportare il regno khmer al suo splendore.

Il re Javavarman VII, utilizzò l’opportunità della ricostruzione anche per voltare le spalle alle divinità che avevano abbandonato il popolo Khmer nella difficoltà, Vishnu e Shiva, per rivolgersi alla religione buddhista che aveva abbracciato nel corso della sua vita.

Per immaginare lo splendore raggiunto dalla città basti pensare che Ce Ta-kuan, emissario proveniente da Cambaluc, la capitale di Qubilai Khan tanto elogiata ne “Il Milione” di Marco Polo, ne rimase estasiato.

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Angkor Thom

Il tempio – montagna di Angkor Thom è il Bayon, molto diverso nello stile rispetto ad Angkor Wat, soprattutto per l’apparente assenza del fossato e delle mura di protezione. Una volta dentro Angkor Thom infatti si può accedere liberamente al Bayon. Tale assenza è però solamente fittizia in quanto in realtà i confini del tempio si confondono con quelli della città, e quindi i muri ed il fossato di quest’ultima finiscono per diventare le proprie mura e il proprio fossato.

A differenza di Angkor, dove tutto è ordine, gli interni di Angkor Thom lasciano il visitatore spaesato: a volte persino la mappa non è sufficiente per orientarsi!

La costruzione del Bayon non ha infatti seguito un disegno specifico, ma è frutto di un progetto originario che nel corso degli anni ha subito numerose modifiche per adattare il risultato alle nuove idee del re. L’ultima differenza è la matrice buddista del tempio.

Sui quattro lati di tutte le torri del Bayon è stato scolpito il viso di Lokeshvara, il bodhisattva grande compassionevole, che ha lo sguardo rivolto ad individuare le sofferenze umane per porvi fine.

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Angkor Thom

Quel viso rappresenta però anche il grande sovrano khmer che sorveglia la sua gente. Scoprendone i bisogni e assicurandosi che in nessuna parte dell’impero si trami contro di lui. Probabilmente, guarda anche noi che visitiamo il sito!

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Ta Prohm

Ultima tappa della visita è stato il Ta Prohm. Dopo la riscoperta del sito di Angkor iniziarono i lavori di disboscamento dell’area per riportare i templi all’antico splendore. L’intervento non fu esente da critiche da parte di chi sosteneva che fosse più opportuno lasciarli in un naturale abbandono. Per conciliare i diversi punti di vista, si decise di lasciarne almeno uno nello stato in cui era stato ritrovato. Questa sorte toccò al Ta Prohm.

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Le parole non riuscirebbero a raccontare l’atmosfera magica di questo luogo. Ci sono parti del tempio che sono state logorate dal tempo, dall’oblio, dalla veemenza della natura. Altre che invece resistono grazie alle radici degli alberi che si sono insinuate all’interno e ormai ne fanno parte integrante. Pensate che questo tempio è stato scelto anche come ambientazione di uno degli episodi della saga di Tomb Raider.

Se non sono riuscito a stuzzicare la vostra fantasia stimolandovi a partire, spero di convincervi con le nostre espressioni beate alla fine della visita!

Angkor Wat

Angkor Wat

Se, grazie a questo scatto, la prossima meta sarà la Cambogia, vi consiglio di lasciare correre la fantasia durante la visita.

Mentre ascolterete la vostra guida provate ad immaginare quello che vi racconta in una Angkor viva. Solo in quel momento riuscirete ad immaginare meglio lo splendore e la magia di queste antiche città nel momento del loro massimo splendore. Buona visita!

Info utili per la visita di Angkor Wat

Arrivati al sito, abbiamo scoperto l’esistenza di diverse tipologie di biglietti: $20 giornaliero, $40 per 3 giorni (ha una durata di una settimana ed i giorni non devono essere consecutivi) e $60 per una settimana.

A voi la scelta del ticket, a seconda della disponibilità di tempo e della curiosità di approfondire la storia di questo sito millenario!

Moneta locale: Riel Cambogiano, tasso di cambio circa 5.500 riel per 1€
Collegamenti: Roma – Siem Reap a partire da €1.000 a seconda della durata del viaggio (dalle 17 ore in su). Noi nel 2012 siamo arrivati da Ho Chi Minh City tramite Vietnam Airlines circa 1h di volo al prezzo di €150.

P.S. curiosi di conoscere i Villaggi Galleggianti sul Tonle Sap? Accontentati!

Articolo redatto da Federico Immordino
Le foto di questo reportage sono di Marcello Lombardo. Tutti i diritti sono riservati all’autore

1 commento

Anonymous 9 Giugno 2014 - 10:48

complimenti!!!! bellissimo articolo!!!!

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