Se vi state chiedendo cosa vedere a Sarajevo, preparatevi a un viaggio sorprendente. Ecco la nostra guida, tra classici imperdibili, chicche nascoste, consigli locali e novità del 2025.
Sarajevo è una città che sa emozionare. Crocevia di culture, fedi e storie spesso drammatiche, è oggi un mosaico vibrante di architettura ottomana, austro-ungarica e socialista, dove il richiamo del muezzin si mescola all’aroma del caffè bosniaco e al profumo dei burek appena sfornati.
Il cuore di Sarajevo: Baščaršija
Il centro storico ottomano è il punto di partenza perfetto. In questa rete di vicoli acciottolati, tra botteghe artigiane e moschee, sembra di essere in una piccola Istanbul.
- Sebilj: la fontana simbolo della città, perfetta per una foto e per incontrare inevitabilmente qualche piccione (tanto che si parla anche di “piazza dei piccioni”)
- Gazi Husrev-beg Mosque: una delle più antiche moschee della regione, ancora oggi attivissima.
- Bezistan e caravanserragli: mercati coperti in stile orientale dove comprare souvenir autentici, come pipe in ceramica o caffettiere bosniache (džezva).
Vijećnica: da Biblioteca a Municipio, simbolo di Sarajevo
Impossibile non restare colpiti dalla maestosità della Vijećnica, lo splendido edificio in stile neomoresco che domina la riva del fiume Miljacka, ai piedi del quartiere di Baščaršija. Costruita tra il 1892 e il 1896 durante il periodo austro-ungarico, fu originariamente la sede del Municipio di Sarajevo.
Nel 1949 l’edificio venne convertito in Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia-Erzegovina, diventando uno dei cuori culturali più importanti del Paese, con oltre 2 milioni di volumi tra libri rari, manoscritti, archivi ottomani e austro-ungarici.
Ma la sua storia è segnata da una ferita profonda: il 25 agosto 1992, durante l’assedio di Sarajevo, la Vijećnica fu bombardata dalle forze serbo-bosniache. L’incendio che ne seguì durò giorni e distrusse circa il 90% del patrimonio librario. Una tragedia culturale senza precedenti, simbolo della volontà di annientare l’identità e la memoria di un intero popolo.
Dopo anni di restauri, l’edificio è stato riaperto nel 2014 ed è tornato a essere sede del Municipio, oltre che spazio per eventi, mostre e visite turistiche. L’interno restaurato è spettacolare, con la grande scalinata centrale, le vetrate colorate e la sala cerimoniale a cupola, ricostruita con rigore filologico.
Oggi la Vijećnica è molto più di un edificio storico: è il simbolo della resilienza di Sarajevo, capace di risorgere anche dopo le ferite più profonde. Una tappa imprescindibile per comprendere la complessità e la bellezza di questa città. Orari: aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 21:00. Prezzi: 10km (5€ circa) intero. Sono previste delle riduzioni.
Il Bastione giallo (Žuta Tabija)
Alle spalle di Baščaršija si sviluppa il vivace quartiere di Kovači. Imboccando la stradina in salita, costeggiata da colorati caffè, arriverete al Bastione giallo, un punto di ritrovo di decine di turisti e local al tramonto. Seduti sul muretto della terrazza o a uno dei tavolini del bar (molto spartano) potrete godervi lo spettacolo del sole che sparisce dietro la collina.
Ma il Bastione Giallo non è solo uno dei migliori punti panoramici di Sarajevo: è anche un luogo di memoria e storia. Costruito nel XVIII secolo durante l’epoca ottomana, faceva parte del sistema difensivo della Vratnik Stari Grad, la “città vecchia fortificata”. Insieme al vicino Bastione Bianco, controllava gli accessi orientali alla città e offriva una posizione strategica per proteggere Sarajevo da invasioni.
Proprio sotto il bastione si trova qualcosa che impone silenzio e rispetto: il cimitero dei caduti del 1992-1995, uno dei tanti sparsi tra le colline di Sarajevo.
Questo cimitero custodisce le tombe di molti giovani soldati e civili morti durante l’assedio, sepolti qui perché i cimiteri tradizionali non bastavano più a contenere le vittime. I sepolcri bianchi, allineati sul verde del pendio, creano un contrasto struggente con la bellezza del panorama e ricordano in modo tangibile il prezzo della libertà.
A Sarajevo, e lo capirete quasi subito, la guerra è scritta nel paesaggio urbano: molti dei parchi cittadini furono trasformati in cimiteri d’emergenza durante l’assedio e oggi convivono con la vita quotidiana dei residenti, in un equilibrio tra memoria e rinascita.
In una stradina che costeggia il cimitero si trovano l’Hotel Baškuća e il Kiren, un (favoloso) ristorante turco (che consigliamo caldamente di provare).
Cosa vedere a Sarajevo: una città, quattro religioni
Passeggiando per Sarajevo capirete subito perché sia chiamata la Gerusalemme d’Europa: qui convivono da secoli Islam, Cristianesimo (ortodosso e cattolico) ed Ebraismo. Lungo Ferhadija ulica, la via pedonale principale, vedrete minareti, campanili e una sinagoga a pochi minuti l’uno dall’altro. Non solo. Una delle cose da vedere a Sarajevo si trova proprio a metà strada: “Meeting of Cultures”.
Questa scritta dipinta sul pavimento, come una dichiarazione di identità, evidenzia il passaggio tra due quartieri. Dall’anima ottomana di Sarajevo, con le sue moschee, il bazar di Baščaršija, i caravanserragli e le stradine acciottolate si passa all’eredità austro-ungarica, fatta di facciate neorinascimentali, caffè in stile viennese, palazzi dalle linee rette e ordinate.
Probabilmente in nessun altro luogo d’Europa si percepisce in modo così chiaro e fisico il passaggio tra due mondi — l’Est e l’Ovest, l’Islam e il Cristianesimo, l’Impero Ottomano e l’Impero Austro-Ungarico — che per secoli hanno coabitato (non sempre pacificamente) nella stessa città.
È un punto perfetto per fermarsi e osservare: da un lato vedrete il minareto della Gazi Husrev-begova džamija, dall’altro la cupola della Cattedrale del Sacro Cuore. Due simboli, due storie, e una città che ha imparato a vivere tra le differenze.
La Fiamma Eterna (Vječna Vatra): memoria e speranza nel cuore di Sarajevo
Nel pieno centro cittadino, all’angolo tra Maršala Tita e Ferhadija ulica, arde senza sosta una piccola fiamma protetta da una nicchia di pietra: è la Vječna Vatra, la Fiamma Eterna, uno dei monumenti più carichi di significato della città.
Inaugurata il 6 aprile 1946, nel primo anniversario della liberazione della città dall’occupazione nazifascista, la Fiamma Eterna è un memoriale dedicato ai caduti della Seconda Guerra Mondiale: partigiani jugoslavi, civili, antifascisti. È un simbolo di gratitudine, ma anche di resilienza collettiva, scolpito nel cuore urbano di Sarajevo.
L’iscrizione sopra la fiamma recita (in lingua serbocroata):
“Con coraggio e sangue, con la vita dei combattenti comuni, serbi, musulmani e croati, Sarajevo è stata liberata.”
Questa frase riflette lo spirito della Jugoslavia socialista dell’epoca, fondata sulla fratellanza tra popoli e sulla resistenza unitaria contro il fascismo. Per molti abitanti di Sarajevo, la Fiamma Eterna è ancora oggi un luogo di silenzio e riflessione, soprattutto in un Paese che ha vissuto, dopo quella guerra, una dolorosa divisione etnica negli anni ’90.
Nonostante i cambiamenti politici e i traumi della guerra recente, la fiamma continua a bruciare: un segno di continuità, di memoria condivisa, e forse anche di speranza.
Musei e memoria
Tra il 1992 e il 1995 Sarajevo fu infatti al centro del conflitto più devastante d’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale: la Guerra in Bosnia. In seguito alla dissoluzione della Jugoslavia, le tensioni etniche tra bosgnacchi (musulmani), serbi (ortodossi) e croati (cattolici) sfociarono in un conflitto sanguinoso. Sarajevo fu assediata per 1.425 giorni consecutivi dalle forze serbo-bosniache: il più lungo assedio della storia moderna.
Durante questo periodo, i civili vissero sotto bombardamenti quotidiani, senza acqua né elettricità, spesso costretti a sopravvivere in scantinati e rifugi improvvisati. La guerra culminò in tragici episodi come il massacro di Markale e il genocidio di Srebrenica, riconosciuto ufficialmente dalla Corte Internazionale di Giustizia.
In un itinerario di cosa vedere a Sarajevo, non possono mancare i musei dedicati a questi eventi, non solo per capire la città, ma anche per comprendere l’Europa contemporanea. Questi musei con i loro allestimenti rendono omaggio a chi ha resistito, documentano la memoria e, si spera ma ne dubitiamo, aiutano gli uomini a imparare dal passato.
- Museo dei Crimini contro l’Umanità e Genocidio 1992–1995: piccolo ma potente. Racconta con impatto visivo le atrocità del conflitto, con testimonianze, oggetti e installazioni immersive. Orari: aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 21:00. Prezzi: è previsto anche un biglietto combinato con il vicino Museo dell’Assedio a 35km (17€) a persona.
- Museo dell’Assedio di Sarajevo (Siege Museum): inaugurato di recente, ripercorre i 1.425 giorni d’assedio con una ricca collezione di oggetti quotidiani, interviste ai sopravvissuti, mappe interattive e simulazioni sonore. Restituisce un senso vivido della resilienza della città sotto il fuoco incrociato. Orari: aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 21:00.
- Museo dell’Infanzia di Guerra (War Childhood Museum): un museo unico al mondo, dedicato esclusivamente all’esperienza dell’infanzia durante i conflitti armati. La collezione comprende oltre 3.000 oggetti personali — come giocattoli, diari, fotografie e lettere — donati da chi era bambino durante la guerra in Bosnia con un ricordo personale toccante e intimo. Orari: aperto tutti i giorni dalle 11:00 alle 19:00. Prezzi: 10km.
- Museo del Genocidio 1995 (Galerija 11/07/95): dedicato alla strage di Srebrenica, questo museo offre un’esperienza profonda e toccante attraverso fotografie, registrazioni e documenti ufficiali. È una tappa fondamentale per comprendere la portata del trauma collettivo che ancora oggi segna la Bosnia-Erzegovina (furono uccise 8372 persone). Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 20. Prezzi: 16km + 6km per audioguida.
- Tunnel della Speranza (Tunel Spasa): noto anche come “Tunnel della Speranza”, è una delle testimonianze più toccanti dell’assedio di Sarajevo durante la guerra in Bosnia (1992–1995). Costruito nel 1993, questo passaggio sotterraneo di circa 800 metri collegava la città assediata con il territorio libero, permettendo il passaggio di persone, viveri e armi sotto la pista dell’aeroporto controllato dalle Nazioni Unite. Oggi, una parte del tunnel è visitabile all’interno del Museo del Tunnel di Sarajevo, situato nella casa della famiglia Kolar, che ne ospitava l’ingresso originale. Orari: aperto dal 1° aprile al 31 ottobre dalle 08:30 alle 17:30 (ultimo ingresso alle 17:00) e dal 1° novembre al 31 marzo dalle 09:00 alle 16:00 (ultimo ingresso alle 15:30). Accettano solo pagamenti in valuta locale (no carta di credito). Prezzi: 20km.
Ci sono poi anche altri musei per appassionati di storia:
- Museo Nazionale della Bosnia ed Erzegovina
- Museo Storico della Bosnia ed Erzegovina
Senza dimenticare il
Ponte Latino
Passeggiando lungo la Miljacka, potreste quasi non accorgervi della modesta struttura in pietra del Ponte Latino (Latinska ćuprija), ma è proprio qui che il 28 giugno 1914 la storia del mondo cambiò per sempre.
In quella mattina d’estate, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, e sua moglie Sofia furono assassinati dal nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip, membro del gruppo rivoluzionario Giovane Bosnia. L’attentato fu l’esito di un clima teso, alimentato da sentimenti nazionalisti e dal rifiuto dell’occupazione austro-ungarica della Bosnia-Erzegovina.
L’assassinio scatenò una catena di alleanze militari e dichiarazioni di guerra che portarono, nel giro di poche settimane, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Un evento epocale, cominciato proprio in una strada tranquilla di Sarajevo. Ve lo ricordavate?
Oggi, accanto al ponte, si trova il Museo di Sarajevo 1878–1918, che ripercorre quegli anni turbolenti e conserva oggetti legati all’attentato, come una replica della pistola usata da Princip. Una targa sul muro indica il luogo preciso in cui l’attentatore sparò i colpi mortali, mentre il ponte stesso è diventato un simbolo della città e della sua complessa eredità storica. Orari: aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17; sabato dalle 10 alle 15. Domenica chiuso. Prezzi: 5km intero. Sono previste riduzioni e gratuità. È disponibile anche un pass combinato che consente l’accesso a cinque musei cittadini (Museo Sarajevo 1878–1918, Brusa Bezistan, Museo Ebraico, Casa Despić e Casa Svrzo) al prezzo totale di 20km.
Strazianti monumenti alla memoria: le Rose di Sarajevo
Cosa vedere a Sarajevo (ancora inevitabilmente) collegato alla guerra?
Le Rose di Sarajevo (Sarajevske ruže). Parliamo di crateri d’esplosione lasciati dai colpi di mortaio e riempiti successivamente con resina rossa, a ricordo delle vittime civili colpite in quel punto durante l’assedio della città.
Lungo Ferhadija, nei pressi del mercato di Markale e in molte vie del centro potrete vedere questi segni dalla forma di una rosa stilizzata, diventati simboli visivi della memoria collettiva e del dolore vissuto in quegli anni. Alcune Rose sono state cancellate dal tempo, dal traffico o dalla ristrutturazione urbana, ma altre sono state restaurate come parte del patrimonio memoriale della città.
Spesso, durante anniversari o commemorazioni, vengono decorate con fiori veri o candele.
Bistrik: Cosa vedere a Sarajevo fuori dai soliti percorsi
Situato sul versante sud del fiume Miljacka, Bistrik è uno dei quartieri più antichi e caratteristici di Sarajevo, spesso ignorato dai turisti ma amatissimo dai locali. Un tempo zona residenziale per funzionari ottomani e poi austro-ungarici, oggi conserva un’atmosfera sospesa nel tempo.
Camminando tra le sue casette in legno con giardini fioriti, le stradine in salita e le viste sulla città, avrete l’impressione di essere in un villaggio dentro la città. Qui si trovano ancora panetterie storiche, piccole moschee di quartiere e il vecchio tracciato ferroviario della linea Sarajevo–Užice, oggi trasformato in una suggestiva passeggiata dal fascino decadente.
Dovrete assolutamente prendere la Sarajevska žičara, la funivia che parte proprio da qui e porta fino al monte Trebević, il “polmone verde di Sarajevo”.
In prossimità dell’ingresso della funivia troverete un distributore automatico di gadget rappresentanti Vučko, la mascotte ufficiale dei Giochi. Il lupetto, disegnato dal pittore sloveno Jože Trobec. Vučko è diventato un simbolo molto riconoscibile di Sarajevo. Arrivati in 6-7 minuti a 1.100 metri di altitudine, potrete scattare foto panoramiche lontano dalla folla del Bastione Giallo oppure intraprendere uno dei sentieri ben segnalati immersi in foreste di abeti e pini. Per le famiglie, vi sono panchine e tavoli per un picnic all’aria aperta e un bar sulla terrazza della funicolare.
Un’altra esperienza da fare giunti in cima è visitare la pista olimpica di bob e slittino del Trebević. Costruita per le Olimpiadi Invernali del 1984, la pista è oggi un luogo affascinante e ricco di storia. Durante la guerra degli anni ’90, fu utilizzata come postazione militare e subì gravi danni. Oggi, è possibile percorrerla a piedi o in bicicletta, ammirando i graffiti che ne decorano le pareti e riflettendo sul suo passato.
Orari funicolare: lunedì dalle 12 alle 19; martedì-domenica dalle 9 alle 19. Prezzi: 30km biglietto andata e ritorno.
Il quartiere di Bistrik insomma è il luogo ideale per chi cerca una Sarajevo autentica e vissuta, fatta di dettagli quotidiani e silenzi pieni di storia.