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Libri per veleggiare intorno al mondo

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[photo credit Chris Seward]

Mille dubbi, nella mente di Joshua, si saranno alternati ad una profonda sensazione di euforia  in quella bella mattina di fine aprile, era l’anno 1895, quando salpò dal porto di Boston con la sua imbarcazione, lo Spray.

Faccia segnata dal vento e dal sale, cinquant’anni suonati, barba ispida, fisico scattante. Joshua Slocum, americano di nascita, marinaio per vocazione e per quanto ci riguarda: mito.

Come i grandi eroi del passato, come Odisseo, questo uomo dei nostri tempi è uno dei monumenti al viaggio avventuroso. Fonte primaria d’ispirazione per tanti altri viaggiatori, venuti dopo di lui.

Dopo una vita non banale, dopo vari viaggi, Joshua costruì la sua leggenda compiendo il primo giro del mondo a vela in solitario: tre anni, quarantaseimila miglia. Partì da Boston e giunse sano e salvo a Newport in Rhode Island. Era il 27 giugno 1898: aveva disegnato un anello intorno al globo, circumnavigandolo. Da uomo che spese tutta la sua esistenza “a mollo”, da intrepido della navigazione qual era, finì i suoi giorni come se fosse stato inventato per un libro di Conrad. Salpato ancora per un viaggio, circa dieci anni dopo la sua storica impresa, sparì in mare e nessuno ne seppe più nulla. Tragico e bellissimo.

La storia di questa grande avventura, per nostra fortuna, venne narrata da lui stesso in un libro che ha fatto storia, ripubblicato da Nutrimenti Edizioni. “Solo, intorno al mondo”.

E come nei racconti mitologici, continuiamo così… passarono molte e molte lune dopo la scomparsa di Joshua. Intanto i velisti s’erano moltiplicati, infine tra i molti, il mondo vide le gesta di un altro marinaio, il solo vero erede di quell’americano “eccentrico” sparito in mare.

Barca a Vela

Barca a Vela [photo credit Carla Arena]

Care e cari TdM parliamo di un grandissimo viaggiatore: Bernard Moitessier. Forse, di Joshua pochi avevano sentito il nome, ma per Bernard è sicuramente diverso. Lui, in poche parole, è la star della navigazione in solitario (ed anche in coppia!).

Dai suoi viaggi ha tratto diversi libri, i migliori sono tre: “Un vagabondo dei mari del sud”. “Capo Horn alla vela. 14000 miglia senza scalo”, e poi naturalmente il suo capolavoro “La lunga rotta. Solo tra mari e cieli”, tutti pubblicati dalla Ugo Mursia.

Tanto per dire di che tipi parliamo: gente che è pronta a svolgere qualsiasi lavoro, a scendere a compromessi con il mondo intero per poter avere una barca con cui prendere il mare. Gente che è capace a vivere sola, lontano da tutto e da tutti per periodi lunghissimi perché è chiamata dalle onde, dal viaggio, dalla scoperta.

Gli anni cinquanta sono quelli del “vagabondare per i mari del sud”, Bernard sfascia una barca in Indocina. Riesce ad armare una giunca, con essa combatte e vince contro le insidie di quei mari, lui è salvo ma la giunca è sfasciata. Dopo molte peripezie arma un’altra imbarcazione, sempre una giunca, la Marie Therese II. Veleggia verso sud da Mauritius, si addormenta stremato dalla fatica della navigazione e udite, udite… naufraga. Adieu Marie Therese!

I lupi di mare non sono facili da abbattere “hanno carattere o sono ubriachi”. Però Bertrand confessa nei suoi scritti il profondo sconforto successivo ai suoi insuccessi, comunque non si dà mai per vinto. Costruisce: Joshua. Si, il nome è proprio quello del nostro Slocum (ma tu guarda il caso). Insomma riparte. Seguono nuovi viaggi, altre avventure. I libri che scrive (vale anche per Joshua) sono avvincenti, sostenuti da uno stile chiaro e netto, mai oziosi e di sicura compagnia.

Negli anni ’60 si fa insieme alla moglie Francoise un giro di 14000 miglia da Thaiti alla Spagna ed il libro che ne esce è proprio da leggere. Ma quella che lo consacra è “l’impresa del secolo”: La lunga rotta, ovvero come partecipare alla prima regata in solitaria intorno al mondo, partire con un notevole svantaggio (non minuti, non ore, ma settimane) rispetto al primo in gara, superarlo, essere ad un passo dalla vittoria e dire… ok, gioco divertente ma continuo per la mia rotta che è da quest’altra parte, ciao! Dunque, non scendere a compromessi con nessuno e con nulla per seguire se stessi fino in fondo. Paradossale? Incredibile? No. Perché gente come Bertrand, i viaggiatori veri come lui, sono in competizione continua ma con se stessi, per essi il viaggio è letteralmente il cammino da seguire e non la meta da raggiungere.

Γνῶθι σεαυτόν M.I.

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