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Lo Scaffale di TDM: the different way to be a spy

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Lego James Bond e

Un tè nero, versato in una tazza Bone Chine ed accompagnato da piccoli deliziosi sandwich, magari da qualche biscotto. Il clima, purtroppo, si presta indiscutibilmente a questo inglesissimo rito pomeridiano. Già, gli inglesi.

Petrolini, da eccentrico qual era, faceva dire alla sua maschera più conosciuta (Gastone): “mi ha rovinato la guerra… altrimenti sarei stato a Londra, i londrini vanno pazzi per me!”

Se i francesi sono i cugini d’oltralpe, i Britons possiamo ben chiamarli amichevolmente “londrini”. Questi londrini che stanno per vivere una giornata pazzesca, tesa sul filo dell’infarto, come quando ad una finalissima di calcio ci si gioca tutto ai rigori.

Il 18 settembre la Scozia potrebbe diventare indipendente a seguito del referendum indetto in quella data. Media online e tradizionali ne parlano già da molto e, senza dubbio, nelle prossime ore ci sarà un’escalation di notizie.

È in questi casi che serve coraggio per affrontare il futuro. Vada come vada, siamo convinti che i nostri sapranno aiutarsi con il loro meraviglioso humour magari pensando alle belle cose che hanno creato.

Infatti i londrini, ci hanno regalato alcune ottime cose, tra le quali il calcio moderno (vabbè lo so quello fiorentino viene prima, però dai! Lo sappiamo che è un altra cosa), lo hanno codificato loro ma sopratutto, almeno per quanto ci riguarda, hanno inventato il turismo!

Proprio così, la prima agenzia di viaggi fu aperta nel Regno Unito a metà del XIX secolo ad opera dell’esimio Thomas Cook, ed ancora oggi è aperta. Nacque un’industria enorme da quella prima pietra con mille diramazioni, già all’epoca la fama di Cook fu grande, pensate che una delle prime tappe che Verne fa fare al suo Mr. Fog in procinto di girare il mondo in 80 giorni è proprio in un’agenzia di Thomas Cook & Co.

Altra grande invenzione britannica, la spy story. Non la detective story, che lì prima di tutti ci arrivò Poe con il suo Dupin. Quante storie… buoni contro cattivi, lealisti contro anarchici, repubblicani, coloni; alleati contro tedeschi; atlantici contro sovietici, e poi spioni e spione industriali.

Ah! Naturalmente quelli della Spectre e compagnia brutta, che sono cosa a sé, contro Bond ed i suoi compari; e chi più ne ha più ne metta, oggi vanno molto di moda (chissà come mai?) le “spy-adventures” tipo USA/UK contro Cina, e tutti i buoni del mondo (spesso molto WASP) contro tutti i cattivi terroristi (spesso arabi, sempre musulmani).

Il panorama è fitto come la nebbia dickensiana sopra la londra di fine Ottocento. A noi però… proprio così, c’è un però! A noi piacciono le storie che rientrano nella categoria “think different” (non è pubblicità). Dunque vediamo: cosa mettere in valigia? Tre opere, tre storie che hanno molto in comune e che hanno contribuito molto alla formazione del milieu culturale contemporaneo. Ora, con qualche buona pagina possiamo tornare al nostro tè londrino.

È possibile essere grandi, scrivendo una storia che pur rispettando i parametri classici, riesce ad andare oltre il compitino ben fatto? Si. L’agente segreto, ne è l’esempio. Libro agile, da gustare con lo sguardo rivolto al passato, quando c’era l’impero ed il mondo andava a vapore. Scritto da Conrad è pubblicato da Giunti Editore, stop! Detto il nome dell’autore, non serve aggiungere altro.

Ecco, ora per la gioia di chi, anche nella redazione di TDM (chissà chi?), ha trascorso le vacanze ai Caraibi, spostiamoci da una sala da tè ad un bar ed ordiniamo del rum. Piccoli sorsi, per accompagnare la lettura di uno dei libri “spy-different” più divertenti di sempre.

Un libro che ha segnato la letteratura di genere reinventandola attraverso un filtro di raffinato sarcasmo. Cuba, il regime di Batista è agli sgoccioli, il mondo è in piena Guerra Fredda.

In tale scenario Graham Greene (grande autore che abbiamo già incontrato e che senza dubbio ritroveremo in futuro) dà vita a personaggi e situazioni sorprendenti. Il libro è Il nostro agente all’Avana, pubblicato, da sempre, negli Oscar Mondadori. Nel 1959, protagonista il londrino Sir Alec Guinnes, Carol Reed portò sul grande schermo questa storia. Film e libro, divennero paradigmi per raccontare in modo diverso storie che fino ad allora erano quasi sempre state trattate con la stessa retorica.

Ad ovest di Cuba… Panama. John Le Carrè racconta, con una storia che è un omaggio al libro precedente, le peripezie di un sarto britannico andato a vivere e lavorare nel paese del canale che unisce i due oceani. Sempre pubblicato da Mondadori, Il sarto di Panama (nel 2000 anche da questo libro è stato tratto un film) all’interno dell’opera di Le Carrè non è un titolo tra i maggiori, tuttavia è gustoso, divertente e godibile fino in fondo come, ed in alcuni passi anche di più, del libro di Greene.

Alla prossima. M.I.

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