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Lo Scaffale di TDM: Le Grand Tour. Di quando l’Italia era una meta obbligata…

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Parigi, anno 1670. Ritornato da uno dei suoi viaggi, Richard Lassels (prete, viaggiatore ed educatore) pubblica un libro, poco conosciuto ma importante: Voyage or a complete Journey through Italy, è in quest’opera che, per la prima volta, si parla del Grand Tour.

In realtà, anche prima della codificazione di questo viaggio, l’Italia era sempre stata una meta privilegiata. Per le sue università, per l’arte, in ultimo anche per il clima. Chierici, studenti, nobili (più o meno illuminati) da tutta europa partivano per un viaggio verso il bel paese: per studiare, conoscere, godere; e questi erano gli anni prima del Tour.

In seguito, dal XVIII e per tutto il XIX secolo, fino ai primi del novecento, fu moda totale. Tutti, o quasi, coloro che potevano permetterselo, transitarono, esplorarono, soggiornarono in Italia, dando vita in pieno al Gran Tour. La lista dei personaggi che fecero il tour è lunghissima ed incompleta, ciò che sappiamo di sicuro è che il nostro paese era ritenuto un luogo “necessario” alla formazione della cultura e dello spirito degli individui.

Venerdì scorso, abbiamo pubblicato un articolo che ci ha raccontato (tristemente) come l’Italia non compaia affatto nella lista (stilata sulla base degli ingressi del pubblico nel 2012) dei primi venti musei del mondo (fatta eccezione per i Musei Vaticani). Ora, non vogliamo polemizzare né piangere, piuttosto vogliamo ricordare, e lo facciamo non per cullarci sugli antichi splendori bensì per rinvigorire la consapevolezza di cosa abbiamo in giro per questo nostro stivale. Ecco il motivo per cui, nella consuetudine eterodossa dello Scaffale, siamo partiti dal Tour.

Non sarebbe male iniziare l’anno nuovo, mettendo in tasca qualche buon vecchio autore e seguirlo nel suo viaggio italiano. Non sono mai “guide” quelle scritte dai viaggiatori che fecero il Tour, piuttosto racconti di viaggio che spaziano dall’arte al folklore locale, conditi spesso da aneddoti personali che riguardano gli aspetti più vari della vita del viaggiatore, del passato, in Italia.

Opere, citate frequentemente ma raramente lette, quelle dei famosi viaggiatori che hanno contribuito alla costruzione dell’idea di Italia e dell’italianità viste “da fuori”.

Iniziamo dall’archetipo: i diari di Montaigne. Il viaggio a cui fanno riferimento risale al 1580/81, non sconfortiamoci! Il bello di questo libro è proprio nel ripescare un paesaggio umano e fisico che non c’è più, salvo, naturalmente, per città ed opere che fanno parte del nostro patrimonio artistico culturale. Poi Michel è anche simpatico nel suo stile. Viaggio in Italia è stampato, meritoriamente, da BUR nell’economica.

Facciamo un salto in avanti, sempre con un francese, un grande filosofo: Montesquieu. Quando giunge in Italia lo fa principalmente perchè deve sfuggire ai creditori, ciò non toglie che la sua visita, tirata per un annetto nella prima metà del settecento, ci lascia un resoconto intenso, curioso ed a tratti divertente. Viaggio in Italia è pubblicato da Laterza nell’economica.

Ultimo, prometto! Ultimo francese poi cambiamo prospettiva, ma per affetto personale Stendhal non si può ometterlo. Dell’autore della Certosa di Parma e del Rosso e Nero suggeriamo la bella lettura di Passeggiate romane pubblicato da Garzanti. Per inciso, Stendhal amava l’Italia e sopra ogni luogo Milano, tanto da volere che sulla sua tomba fosse scritto Henri Beyle Milanese...

Il grande poeta Heinrich Heine anche lui ci ha lasciato qualcosa su cui riflettere, il suo Impressioni di viaggio. Italia pubblicato ancora da BUR nell’economica è un volume godibilissimo e per certi versi è un libro ancora molto attuale.

Chiudiamo con il sommo tra i sommi: Goethe. Lo abbiamo lasciato per ultimo unicamente perchè è il più conosciuto, infatti dire Gran Tour è dire Goethe. Dunque non diciamo altro! È pubblicato, più o meno, da tutte le case e trovare Goethe/Grand Tour/Italia è esercizio ameno.

Prima di lasciarci, citiamo il bel libro di Henry James Ore italiane, pubblicato da Garzanti. Con l’autore di Ritratto di signora e della Coppa d’oro raggiungiamo il novecento e la fine del Gran Tour. Alla prossima! M.I.

1 commento

Debora Caia 17 Gennaio 2014 - 9:46

quello di Goethe è bellissimo.. e andando alla facoltà di lingue me lo hanno fatto pure studiare 🙂

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